MEDIO ORIENTE IN FERMENTO: UNA PROSPETTIVA
Note che accompagnano la conferenza in Interclub del R.C Milano
Sud-Est e R.C. Milano Cà Granda del Distretto 2040.
Informazioni tratte dal libro dello stesso autore, Cristiani e
musulmani verso il 2000 una convivenza possibile, Figlie di San
Paolo, Milano, 1995 recensito da Monsignore Gianfranco Ravasi.
Introduzione:
L’instabilità del Medio Oriente accompagnata dall’odio diffuso
contro l’Occidente sono risultati i principali alimenti del
terrorismo islamico, fonte di pericolo non soltanto per gli USA
ma per tutto l’Occidente e per gli stessi governi dell’area
mediterranea. Una popolazione araba frustrata nelle sue
aspirazioni in termini di educazione, assistenza sociale,
sanitaria, prosperità, sarebbe facile preda del disordine
politico, continuando a rappresentare una minaccia per la
stabilità della regione e del mondo. Inoltre, la presenza
maggioritaria di terroristi di nazionalità saudita ha scosso la
fiducia degli USA verso l’alleato di ferro, principale fornitore
di greggio ma pur sempre finanziatore dei movimenti islamici
avversi al modo di vivere occidentale.
Benedetto XVI e i pregiudizi
Nel settembre 2006 il papa fece un discorso in ambito
universitario, all’università di Regensburg, con il quale
tendeva una mano alle istituzioni islamiche su tematiche
importanti per la pace. Benedetto XVI ha dedicato poche righe
all’irrazionalità della violenza nell’Islam e nelle religioni,
ma ha dedicato lunghe pagine all’irrazionalità della cultura
occidentale che vuole fare a meno della dimensione religiosa e
del cristianesimo. Ha affrontato temi di scottanti attualità
quali la libertà di espressione, di credo, di culto e di pratica
religiosa, della bioetica, dei valori umani della vita e della
famiglia. Ha interrogato il mondo islamico sugli eccidi in nome
di Dio chiedendo una riflessione per stabilire una serenità nei
rapporti tra i credenti nell’unico Dio; ha colto l’occasione per
esprimere un rammarico per la poco sentita presenza di Dio nel
mondo occidentale. Il discorso ha avuto una risonanza mondiale,
ma è stato frainteso nel mondo islamico, con violente reazioni
fino a causare ingenti danni materiali alle istituzioni
cristiane e persino l’assassinio di una suora.
Nello stesso periodo mi trovavo in Egitto e leggevo la replica
del presidente dell’unione dei giornalisti, un intellettuale di
fama, al discorso del papa; faceva notare che gli autori delle
violente reazioni reclamando al papa le scuse o la ritrattazione
delle sue affermazioni, non avevano letto il testo originale del
discorso, ma si erano basati sul quanto riportato da altre
fonti! Sappiamo oggi che i malintesi sono stati appianati, ma
senza i pregiudizi pre-esistenti avremmo risparmiati danni e
vite umani.
Il M.O. e l’islam: il fattore religioso
Il fattore religioso non può essere trascurato nell'affrontare i
problemi del Medio Oriente. L'islam è la religione sorta con
Muhammad nel secolo VII d.C. Il M.O. arabo con oltre duecento
milioni di abitanti musulmani in stragrande maggioranza, è il
cuore del mondo islamico, 1 miliardo 200milioni di musulmani,
dove risiedono i tre luoghi santi principali venerati dai
musulmani nell’ordine: Mecca, Medina e Gerusalemme. I contesti
sociali sono per lo più patriarcali, conservatori e religiosi; i
due terzi sunniti e un terzo sciiti. La religione unisce i
popoli trasversalmente dalle frontiere disegnate dall’Occidente
dopo lo smembramento dell’impero ottomano.
L'indole e la tradizione delle popolazioni che abitano i paesi
della fascia meridionale dell'area mediterranea le rendono
particolarmente sensibili al coinvolgimento religioso. Un
atteggiamento, questo, che possiamo comprendere meglio se
prendiamo in considerazione il fatto che l'intera società è
impregnata di caratteri religiosi. Basti pensare che proprio dal
Corano ogni stato arabo a maggioranza musulmana trae le leggi
che disciplinano la convivenza fra i cittadini.
Infatti, l'islam, sia come Stato sia come Religione, contiene un
progetto sociale e politico immutabile, dal momento che il
Corano ha gettato le basi per reggere la società civile per gli
uomini di tutti i tempi e luoghi. L’identità civile e religiosa
del cittadino arabo, sia cristiano che musulmano, sono
intimamente legate, e ciò dà vita a pregiudizi e discriminazioni
verso l’altro. Tutti i musulmani fanno parte della stessa
comunità, umma. Da ciò si capisce che il fattore religioso non
può essere trascurato nell'affrontare i problemi del Medio
Oriente.
Anno 638 Gerusalemme conquistata dagli arabi dell’islam.
Nel Corano, la parola pace è uno dei novantanove più bei nomi di
Dio.
Prima della conquista musulmana, iniziata nel VII secolo dal
profeta Muhammad e portata a termine dai suoi successori, il
Medio Oriente era prevalentemente cristiano con la presenza di
due grandi culture; quella ellenistica e quella siriaca. A
questo dualismo culturale presente in ambito cristiano si può
attribuire l'origine e lo sviluppo di una vera e propria civiltà
araba. Dopo la conquista da parte degli arabi musulmani nel
secolo VII, tutto il Mediterraneo meridionale passò sotto il
dominio arabo, che si protrasse sino al secolo XIII, quando
iniziò l'era turco-ottomana.
Inizialmente la religione cristiana nei paesi conquistati dai
musulmani fu lasciata sussistere con alcune restrizioni, che in
certi casi divennero vere e proprie discriminazioni e
vessazioni. A tal punto che nel secolo XI una parte consistente
della popolazione si era convertita alla religione dei
conquistatori, anche se l'islam non era ancora la religione
maggioritaria. Per contro, si calcola che nel secolo XII le
Chiese del Maghreb siano praticamente estinte.
Conseguenza della “dhimma”: l’erosione del cristianesimo.
È evidente che la condizione di dhimmî, prolungandosi nei
secoli, abbia portato lentamente, ma inesorabilmente, alla quasi
sparizione del cristianesimo nelle terre musulmane: la
condizione di inferiorità civile, che impediva ai cristiani di
accedere alle cariche pubbliche, e la condizione d’inferiorità
religiosa, che li chiudeva in una vita e una pratica religiosa
asfittica e senza nessuna possibilità di sviluppo, poneva i
cristiani nella necessità di emigrare o, più frequentemente,
nella tentazione di passare all’islam.
I motivi di conversione degli eruditi dhimmi furono molteplici:
accesso facilitato alle fonti, borse di studio, gelosie e
rivalse sui concorrenti musulmani, persecuzioni, pressioni e
minacce da parte dei califfi per ottenere la conversione di
scienziati che avrebbero dato lustro all'islam e confermato la
sua superiorità sulla civiltà degli infedeli. Questa corrente
islamizzata aumentò con il grande flusso di liberti e di
schiavi. Di fronte alle discriminazioni imposte dai governanti
del momento, alcuni melkiti ed ebrei di cultura ellenica
preferirono emigrare verso Bisanzio o l'Italia dove fondarono
alcuni monasteri. Portarono con sé una grande ricchezza di
spiritualità e di teologia, della quale furono esempi grandi
maestri quali san Massimo il Confessore, Giovanni Climaco,
Anastasio il Sinaita. Inoltre ci sono alcuni papi di origine
siriana.
Civiltà araba e musulmana
E’ molto diffuso il pregiudizio che arabo è sinonimo di
musulmano. Questo pregiudizio, è contraddetto dai fatti. Già
alcuni secoli prima della nascita dell'islam esistevano tribù
arabe cristiane dalle quali la scrittura araba sembrava in gran
parte derivare. Per un certo periodo di tempo in Medio Oriente
la cultura dominante è stata quella greca, e prova ne è che i
Vangeli sono stati nella maggior parte redatta in questa lingua.
Nella regione era usato oltre al greco anche il siriaco, il
copto e l'armeno; solo in un secondo tempo la lingua araba
diventa il fattore unificante tra le diverse comunità.
Dopo l'avvento dell'islam, le comunità cristiane ed ebrei del
Medio Oriente e in parte della Spagna si sono rapidamente
arabizzate, introducendo così nella cultura araba le loro
antiche tradizioni contribuendo alla formazione della
letteratura e delle scienze del mondo arabo, grazie alle loro
traduzioni. A loro spetta il grande merito di aver tradotto le
opere greche e siriache, sia letterarie sia scientifiche, in
arabo, permettendo cosi agli "invasori nomadi del deserto", cioè
i musulmani, di avvicinarsi alle discipline della filosofia,
teologia, storia, scienze mediche, matematica, astronomia, arte
e architettura. (riferirsi alle note in allegato per esempi di
traduzioni e di contributi originali).
I Conquistati diventano maestri dei conquistatori:
Il periodo di splendore della cultura araba è quello del primo
periodo degli Abbassidi (sec. VIII - XI), in cui si ebbe la
fusione di culture come quella greca, quella siriaca e quella
persiana; la cultura araba è stata quindi una rielaborazione di
queste ultime. I cristiani, infatti, non potendo accedere alle
più alte funzioni pubbliche, si dedicarono allo studio
dell’astronomia, filosofia, teologia, delle scienze in generale
e soprattutto della medicina provocando così un rinascimento
durato tutto il Medio Evo, epoca in cui il mondo occidentale era
più arretrato. I conquistatori, provenienti dall’Arabia erano
maestri nell’arte della guerra, della poesia oltre alla
conoscenza del corano.
Sono stati i cristiani e gli ebrei che risiedevano in queste
regioni a far sì che questo patrimonio culturale si sviluppasse
e rimanesse in vita anche dopo la penetrazione dell'islam. E'
opera loro il possente lavoro di traduzione che è partito dalla
Spagna e si è esteso a tutta l'Europa. Il recupero della
traduzione aristotelica in Europa deve moltissimo alla
traduzione in latino degli scritti di Averroè, iniziata nel XII
secolo. Averroe, Ibn Roshd, ha preso conoscenza della filosofia
greca tramite le traduzioni operate dai cristiani arabizzati,
conoscenza poi trasmessa all’Occidente, senza dimenticare i
prolegomeni (summa della dottrina ortodossa) dell’arabo Giovanni
Mansùr Gran Visir di Damasco, futuro San Giovanni Damasceno e
Dottore della Chiesa.
Queste traduzioni hanno consentito a S. Tommaso d'Aquino,
filosofo, santo, dottore della Chiesa (1225-1274), di scoprire
Aristotele e porre le basi della filosofia moderna. Sempre
attraverso questo canale, la cultura europea ha potuto conoscere
il pensiero del filosofo Yehia Ibn Takriti (+ 974), considerato
uno dei maggiori del X secolo. Questa fioritura dovuta alla
simbiosi tra civiltà, contrasta con l'arretratezza in cui è
rimasta per secoli l'Arabia dove sono state cancellate di
proposito tutte le tracce di presenza non islamica.
Il passato di splendore decantato dagli islamisti ha avuto
origine dalle conquiste a danno dei Dhimmi, quando formavano
ancora la maggioranza della popolazione. L'islam minoritario ha
saputo sfruttare la sinergia offerta dalla presenza di diverse
civiltà presenti nelle terre conquistate e dare vita a una
diversa gloriosa civiltà araba citata da esempio dai testi
scolastici correnti, da fondamentalisti e nostalgici del passato
(salafyun) e di quelli che vogliono restaurare il califatto
proclamando che “l’islam è la soluzione”.
Strategia di conquista
I cristiani sono potuto essere tollerati dai poteri musulmani
in certe epoche e in certi luoghi. Quando le circostanze
cambiano, questa tolleranza sparisce. La conquista araba e
successivamente quella turca hanno messo in atto una identica
strategia: qualche operazione militare decisiva permette ai
musulmani di prendere il controllo politico di una provincia o
di uno Stato: il nuovo potere provoca in seguito divisioni tra i
cristiani; infine il regime della dhimma (protezione) impone un
miscuglio di misure discriminatorie e di oppressione finanziaria
e spinge un po’ alla volta i cristiani a convertirsi, anche
intere famiglie o comunità. Così un Paese che era cristiano al
90%, si ritrova a ospitare una minoranza cristiana ridotta a uno
statuto di secondo piano, costretta a emigrare.
Quale islam?
In certi Paesi islamici il fenomeno religioso si accelera con la
crescita di movimenti integralisti o islamisti all’interno della
società musulmana, che predicano una jihad permanente e
l’esclusione totale dei non musulmani dalle zone di antica
islamizzazione, come il mondo arabo.
In questo momento, non esistendo nei Paesi arabi la separazione
tra Stato e religione, è soltanto la diversa applicazione delle
leggi islamiche a differenziare l’Islam «radicale» o
«integralista» da quello «moderato».
Periodo delle Crociate (1099-1250) e dei Mamelucchi e
Ottomani (1250,1516,1918).
Le Crociate, che furono imprese belliche condotte dall'Occidente
cristiano per la riconquista della Palestina, derivano per un
certo aspetto dai pellegrinaggi in terra santa, usanza questa
praticata sin dal secolo IV e praticata, sia pure con
difficoltà, anche dopo che i musulmani occuparono la Palestina
nel 637. La situazione degenerò, quando su quelle terre il
potere passò prima alla dinastia arabo-persiana dei Fatimidi,
poi nel 1070 a quella dei Turchi Selgiucidi. Un’epoca che portò
con sé un periodo buio non soltanto per la cultura araba in
generale, ma anche per la Chiesa, in quanto fu divisa dai
conflitti per la conquista della sede patriarcale.
I cristiani patirono oppressioni e le condizioni per i non
musulmani all'interno della società musulmana peggioravano. Da
maggioritari diventarono minoranza priva di protezione legale e
furono così costretti a riversarsi dalle campagne verso le
città, meno soggette all'intolleranza delle autorità locali.
Benché i cristiani diminuissero notevolmente di numero in questo
periodo, riuscirono tuttavia a mantenere un forte influsso nel
campo medico, scientifico e anche come impiegati
nell'amministrazione: lo stesso del resto fecero i copti in
Egitto.
Periodo 1800-1918
La decadenza dell'impero ottomano consentì alle potenze europee
di trarre vantaggio acquisendo potere nella regione. Diventarono
un polo di attrazione per quei cristiani che erano alla ricerca
di protezione e di nuove opportunità per ampliare i loro affari.
I poteri regnanti in Egitto, di origine macedone, dunque
europei, dopo la partenza di Napoleone e sino all’esilio del re
Farouk nel 1952 per mano di Nasser, seppero incentivare lo
sviluppo economico ed industriale favorendo l’immigrazione di
lavoratori e artigiani dall’Europa, oltre all’apertura di
istituzioni scolastiche cristiane, a seguito dei quali si
unirono schiere di governanti e balie suddite dell’impero austro
ungarico introducendo i loro usi e costumi nelle famiglie degli
“elite” locali. Questo ebbe una ripercussione anche nel loro
modo di vivere e praticare l'islam: esso si andò evolvendo in
modo diverso dalla pratica popolare rimasta ancorata nelle sue
tradizioni tramandate nei secoli.
A metà del secolo XIX per merito di filosofi e pensatori arabi,
cristiani e musulmani si unirono, per favorire la crescita di
un’identità araba perduta, capace di liberare le popolazioni del
Medio Oriente da qualsiasi tipo di tutela, sia politica
(ottomana e anglo-francese) sia religiosa e per creare un
nazionalismo laico arabo sul modello delle idee importate
dall'Europa, presa come esempio per l'emancipazione dalle leggi
medioevali alle quali essi erano ancora soggetti. In questa loro
azione si adoperarono affinché tutti gli arabi si ritrovassero
uniti in un'unica identità culturale, anziché in una confessione
religiosa. Infatti, se l'unità tra questi popoli fosse sorta
intorno alla religione islamica, in un futuro stato arabo i
cristiani sarebbero stati cittadini <tollerati>, senza il pieno
godimento dei propri diritti, a causa della legge islamica, la
sharia, che privilegia i cittadini musulmani. Questo è rimasto
lo scopo dichiarato dei seguaci di Al Quaeda. Fu solo verso la
fine del secolo XIX che queste intuizioni si estesero ad altre
fasce della popolazione del Medio Oriente, grazie a un rilancio
della cultura araba e al risveglio di tutta la società nella
ricerca di un’identità nazionale, avente la lingua araba quale
comune denominatore. Il nazionalismo era laico al fine di
aggregare nell'interesse comune tutte le comunità che la
formavano; era costituzionalista e poneva l'accento sullo
sviluppo culturale, economico-industriale e sull'emancipazione
della donna.
Dopo la prima guerra mondiale Francia e Inghilterra si
accordarono per la spartizione dell'impero ottomano che aveva
tenuto uniti popoli diversi tramite la rigida applicazione della
sharia. Con lo smembramento dell’impero ottomano e l’abolizione
del califatto da parte di Ataturk nel 1924, i popoli musulmani
rimasero orfani dal punto di vista religioso, suscitando
reazioni di rigetto che hanno dato vita a movimenti per il
risveglio islamico e la ricostituzione del concetto di umma e di
“dar el islam” in contrapposizione con il concetto di
nazionalità.
I concetti di cittadinanza, di patria e di nazione sono recenti,
e sono ancora fonte di confusione. Si parla di nazione egiziana,
siriana, libanese, irachena, eccetera, ma si parla anche di
nazione araba. Non esiste una nazione araba, esiste una comunità
araba, come c'è una comunità europea, ma non una nazione
europea. Se parliamo di nazione islamica, confondiamo un
concetto politico con uno religioso. Una volta acquisita
l'indipendenza politica, il movimento del nazionalismo arabo,
troppo spesso confuso in modo strumentale con il fondamentalismo
islamico, ma in realtà formato sia da cristiani sia da
musulmani, si è rivolto contro lo stato di Israele. In questo
modo è stato possibile lasciare da parte, almeno parzialmente,
le animosità esistenti tra le nazioni arabe, tra loro così
diverse.
Focolare ebraico
Nel momento in cui gli arabi sul modello dell'Europa riescono a
emanciparsi dalle legislazioni a base religiosa, un documento
britannico del 1917, la Dichiarazione Balfour, garantiva la
creazione di uno focolare nazionale ebraico, uno stato basato
sull'identità religiosa e quindi discriminante verso i non
ebrei. L'impegno assunto, mentre confermava l'aspirazione del
primo Congresso Sionista tenuto nel 1897 in seguito ai pogrom
subiti dagli ebrei in Europa e Russia, disattendeva invece un
impegno preso precedentemente, consistente nella creazione di
uno stato arabo come ricompensava per quegli arabi che avevano
sostenuto la guerra contro i turchi.
Al di là di ogni valutazione politica, il costituirsi di uno
stato ebraico sul territorio della Palestina, ha creato
certamente una situazione di forte squilibrio nella regione del
Medio Oriente in misura tanto maggiore in quanto godeva
dell'appoggio delle forze economiche mondiali. La forte
emigrazione di ebrei dai paesi occidentali ha influenzato il
modo di vita, i costumi, gli usi e le diverse culture locali.
Intere popolazioni sono state costrette ad abbandonare le loro
terre per lasciare spazio al nuovo stato: già nel 1948 gli
sfollati palestinesi erano circa 500.000.
Risveglio islamico
Abbiamo visto che in origine l'unione fra gli arabi è iniziato
come motore per ottenere l'indipendenza, e il socialismo fu lo
strumento per introdurre la giustizia sociale e lo sviluppo
economico e culturale.
Con l'indipendenza acquisita dopo la seconda guerra mondiale, i
paesi arabi hanno favorito l'istruzione gratuita e
l'industrializzazione con il conseguente fenomeno
dell'inurbamento. Ma le nuove leve, specialmente universitarie,
sradicate dal proprio contesto rurale, in possesso di una laurea
ma non di un lavoro, sono diventate facili prede degli
integralisti islamici, che riempiono con le loro idee il vuoto
ideologico e l'assenza di un tessuto sociale stabile causato dal
flusso dei contadini che arrivano in città sull'onda
dell'esplosione demografica e della laurea a ogni costo.
Con il passare del tempo questo risveglio prende un preciso
colore politico. La religione diventa il motore di movimenti di
liberazione e di conquista e coincide con l'espansionismo
dell'islam arabo in Africa.
I recenti movimenti di reislamizzazione, hanno in comune la
rottura con il tipo di organizzazione sociale precedente e si
oppongono a un islam di compromesso, infiacchito dalla modernità
trasmessa dalla secolarizzazione. Il movimento dei Fratelli
Musulmani fondato in Egitto nel 1928, attualmente molto
ramificato anche nel mondo occidentale, è un esempio della
trasformazione di tale risveglio, coltivando la mentalità
anti-occidentale «materialista e corrotta, atea e miscredente»,
e colpevolizzando gli Stati Uniti (l’Occidente, assimilato in
generale al mondo cristiano) per la propria arretratezza
economica e tecnologica e per l’appoggio dato alla costituzione
dello stato d’Israele.
La delusione delle classi medie e dei lavoratori per la mancata
realizzazione delle promesse fatte e per le sconfitte subite a
causa dello stato di Israele, che vedono rafforzarsi
continuamente, offre negli anni '80 un terreno fertile per il
diffondersi dell'integralismo islamico, con le sue frange
terroristiche, finanziato dai petrodollari.
Petrodollari: elemento di destabilizzazione
Considerando che la regione del Golfo è di importanza strategica
in quanto accumula le più grandi riserve energetiche vitali per
la continuità dell'espansione economica dell'Occidente, è
opinione corrente che gli Stati Uniti abbiano considerato le
monarchie islamiche un baluardo degli interessi dell'Occidente e
abbiano visto di buon occhio la diffusione dei movimenti
religiosi finalizzati a contrarre l'espansione dell'influsso
dell'URSS e del socialismo, movimenti politico collegato a
Nasser che diffondeva velocemente nelle masse arabe l'idea di
unione panaraba all'insegna del socialismo non allineato ed
equidistante tra USA e URSS, dunque non filo-occidentale.
La monarchia saudita era ostile al diffondersi del nazionalismo
laico moderno svincolato dalle leggi religiose e lo considerava
un reale pericolo per tutte le monarchie della penisola (Arabia
Saudita, Kuwait ed Emirati).Insieme con il Pakistan questi stati
fondarono nel 1969 l’Organizzazione della Coferenza degli Stati
Islamici (OCSI). E' noto che l’Arabia Saudita, il paese più
ricco, abbia finanziato in tutto il mondo le confraternite e i
movimenti islamici per promuovere l'integralismo religioso in
nome dell'islam, spargendo quotidianamente odio verso
l’Occidente corrotto e corruttore. Nella maggior parte dei paesi
musulmani l'islamizzazione è portata avanti attraverso una
propaganda a tappeto che non tralascia l'uso di tutti i moderni
mezzi di comunicazione di massa.
1974 Lahore nel Pakistan, soppressione della visibilità
cristiana
Una delle risoluzioni dell’OCI raccomandava di “eliminare” la
presenza cristiana nei paesi arabi e quelli islamici. Per
eliminare si intende ridurre al minimo la visibilità di una
religione diversa dall’Islam, come è il caso dell’Egitto per i
copti, e quello del Libano, unico paese arabo con un presidente
cristiano, e con libertà di culto per tutte le religioni.
Lo Tsunami islamico
L'immagine che l'Islam ufficiale dà oggi di sé, è
contraddittoria ed i media non danno risalto alla sua
spiritualità. Sembra prestare maggiore attenzione a questioni
che hanno radici di costume e di tradizioni piuttosto che
religiose (il velo, coprire il corpo della donna, le pratiche
rituali, la discriminazione tra i sessi) e non alla dimensione
interiore della persona.
Negli ultimi decenni si è imposta al potere degli stati arabi la
corrente di pensiero che pretende di applicare alla lettera i
dettami del corano senza contestualizzarne la lettura e la
riflessione. Per di più non riesce, o non vuole, distinguere tra
civiltà cristiana e modernizzazione occidentale. Questa corrente
abbinata al sottosviluppo economico-culturale, riesce a
coagulare ampi strati della popolazione, delusi dal mancato
sviluppo economico e da riforme sociali sempre promesse dai
governi e mai attuate. L'islam è allora percepito come occasione
di riscatto e l'integralismo sfrutta l'ignoranza di questi
strati sociali riguardo ai suoi obiettivi di conquista.
Pregiudizi religiosi, di usi e costumi, frustrazioni,
arretratezze economiche, sentimenti di ostilità verso
l’occidente insieme con quello di popolo favorito da Dio, sono
tutti i componenti di un polveriera pronto ad esplodere se non
si interviene per tempo.
Visto queste differenze e contraddizioni, mi chiedo se la legge
islamica di un Paese possa garantire la pace ai suoi cittadini,
oppure lei stessa è fonte di odio e dissapori? Un dato che
suscita perplessità è stato rilevato da un recente Rapporto ONU:
i paesi del mondo musulmano che ospitano il 20 percento della
popolazione mondiale, rappresentano soltanto il 4 percento del
commercio mondiale. Inoltre, i paesi del mondo arabo musulmano
dove oggi c’è maggiore innovazione sono quelli che hanno poco
petrolio o che ne sono del tutto privi.
Il rapporto fra islam e cristianesimo nel Medio Oriente, indica
alcuni nodi critici relativi alla questione delle minoranze
culturali e religiose, nodi di grande importanza anche per
comprendere e gestire la presenza dei musulmani nei paesi
europei.
(Fondazione Agnelli) Anno 2007
SONO CONVINTO CHE L’ISLAM,INTESO SECONDO LA SUA TRADIZIONE
SPIRITUALE, POSSA OFFRIRE PREZIOSE RISORSE DA SPENDERE E
CONDIVIDERE PER COSTRUIRE, INSIEME A CRISTIANESIMO E EBRAISMO,
LA CULTURA GLOBALE DELLA PACE E DELLA FRATERNITA’.
Giuseppe Samir Eid
Rotary Milano Sud-Est