PRESEPIO SI, PRESEPIO NO...
In questo periodo prenatalizio in alcune scuole le anime si
stanno scaldando sul tema: "Presepio si presepio no" con la
scusa del rispetto verso i non cristiani, per "non offendere" i
nuovi immigrati in Italia.
Premetto che i non cristiani sono sempre stati presenti nelle
scuole ma il problema si è posto sol tanto con l’arrivo dei
musulmani. Spesso chi pone il problema non sono i musulmani
stessi ma proprio certi insegnanti, o per fare tendenza o perché
s'illudono di favorire l’integrazione penalizzando tutto ciò che
fa parte della tradizione cristiana. In nome del rispetto delle
differenze e della tutela del le minoranze si ri nuncia a
realizzare il presepio in classe durante il periodo natalizio,
si scelgo no poesie o canti rigorosamente non religiosi per la
recita di Natale, si chiede di togliere il crocifisso dai muri
delle scuole, degli ospedali... Così, oltre che discriminare la
larghissi ma maggioranza degli utenti della scuola, si impedisce
di fatto ai musulmani e a coloro che appartengono ad altre fedi
di conoscere elementi essenziali della storria e della civiltà
italiana che sono di natura cultu rale prima ancora che
confessionale. Si tratta di for me di autocensura assolutamente
dannose, che alimentano i conflitti anziché governarli e che
denotano problemi di identità in chi se ne fa promotore. Il
fattore religioso nei paesi arabi è parte integrante
dell'identità dei popoli. L'indole e la tradizione delle
popolazioni che abitano i paesi della fascia meridionale
dell'area mediterranea le rendono parti colarmente sensibili al
coinvolgimento religioso. Un atteggiamento, questo, che possiamo
comprendere meglio se prendiamo in considerazione il fatto che
rimerà società è impregnata di caratteri religiosi. I musulmani
non si offendono alla vista del crocifìsso o del presepio o di
qualsiasi forma possa prendere una cultura religiosa cristiana.
Il Corano riconosce che Gesù è concepito da una vergine «eletta
su tutte le donne del creato» senza l'intervento di un uomo.
Dio,
per mezzo di un angelo apparso sotto forma di uomo perfetto,
annuncia a Marta «la buona novella d'una Parola che viene da
Lui. il cui nome sarà il Cristo, Gesù figlio di Maria», ossia la
nascita di un «fanciullo purissimo» che inse gnerà «il libro e
la Sapienza e la Torah e il Vange lo». Nei paesi arabi i
musulmani si fanno in quattro per iscrivere i figli nelle scuole
cristiane dove esisto no naturalmente tutti i segni del cammino
cristiano e nessuno si è mai offeso per questi emblemi. A mio
parere, solo se è garantito un "nucleo duro" di base le comunità
straniere possono amalga marsi, integrarsi con gli elementi
fondativi. C'è un'identità di fondo dalla quale non si può
prescìn dere per progettare nuove forme di società: essa però
non è qualcosa di fisso e immutabile nel tempo ma una realtà in
divenire che, pur conservando le sue caratteristiche
costitutive, è capace di integrare elementi di altre culture che
siano compatibili con essa, di recepire e amalgamare le novità
che incontra sul suo cammino e di arricchirsi con esse. La
convivenza va fondata mi valori e certezze, e se nascondiamo i
cardini della nostra cultura, a quale integrazione potrà
aspirare la scuola italiana? Ci vuole sicuramente molto tempo
perchè un'autentica integrazione possa realizzarsi, ed e
certamente necessa ria una chiara volontà di accettare le regole
da parte di chi arriva dall'estero, ma se la società ospitante
non possiede un'idea chiara della propria identità non sarà
capace di integrare, anzi, sarà spaventata dal nuovo nel quale
vede una minaccia alla propria sicurezza. Per questo i flussi
migratori e la crescita dì comunità musulmane costituiscono
un'autentica, verti ginosa sfida per la società italiana, che e
costretta a interrogarsi sulla consistenza dì ciò che la
costitui sce, a ritrovare le idealità e le ragioni profonde che
la definiscono come collettività, come nazione, come comunità
umana. Facciamo in modo che la festa della Natività non diventi
quella del panettone!
Giuseppe Samir Eid