DIALOGO ISLAMO CRISTIANO
CONOSCERSI PER CONVIVERE E COSTRUIRE LA PACE |
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VALORI UNIVERSALI
MILANO 2 Notizie - pag. 6 - 1/05 - 2015
Grazie alla libertà di pensiero e alla nostra democrazia, i
nostri figli sono cresciuti aperti a conoscere il significato
degli usi e costumi, tramandati nei secoli, dai più anziani;
hanno acquisito un’identità ricca che deriva dalla conoscenza
della loro storia senza rimanerne ingabbiati. I nostri media
Occidentali fanno spesso riferimento ai valori universali che
traggono la loro fonte da La Dichiarazione universale dei
diritti umani del 10 dicembre 1948 pubblicati dall’ONU; una
Dichiarazione non riconosciuta purtroppo da 57 paesi che fanno
part dell’OCI Organizzazione della Cooperazione Islamica degli
stati islamici che applicano invece la sharia legge che trae la
sua fonte dal Corano e applica i suoi principi.
Organizzazione della Cooperazione Islamica OCI
Le nostre opinioni pubbliche s’interrogano su alcuni modi di
pensare, di agire in molte popolazioni fonti dell’immigrazione
in Europa; esiste un problema di comprensione di conoscenza
reciproca e infine di dialogo. Queste incomprensioni ben
manipolate, suscitano reazioni violenti che sono veicolate verso
l’Occidente; specialmente verso quei paesi dell’Europa che
avevano colonizzato gran parte dell’Africa e dell’Asia,
continenti dove si trovano quasi tutti i paesi che hanno aderito
all’OCI in particolare tutti i popoli della Lega araba. La Lega
araba è una formazione che raggruppa i paesi di lingua e cultura
araba con l’islam come religione di stato (ad eccezione del
Libano) applicando ai suoi cittadini la sharia in modo
diversificato. Un popolo relativamente omogeneo con una identità
precisa e riconoscibile fondata sulla coesione etnica e
religiosa musulmana. I paesi della Lega si trovano lungo la
parte sud del Mediterraneo e nel Medio oriente dunque, possono
essere considerati i nostri vicini. Vicini dai quali partono gli
attacchi verso l’Europa, attacchi ispirati o perpetrati da
organismi sfuggiti al controllo dei governi degli stati membri
dell’ONU.
Divario economico,culturale e demografico
Punto di forza di questi organismi che chiameremo Jihadisti, è
nella povertà in cui vivono questi popoli. Dopo la seconda
guerra mondiale i paesi africani hanno avviato una forte
campagna di sviluppo demografico con il risultato, nell’arco di
cinquant’anni, di triplicare il numero dei loro abitanti
prosperando solo nell’impoverimento generale. Nello stesso
periodo l’Europa è cresciuta economicamente con una popolazione
più anziana che non ha garantito adeguatamente il ricambio
generazionale. L’ampia disponibilità dei mezzi di trasporto e
delle comunicazioni, ha facilitato l’emigrazione verso l’Europa
di giovani arabi provenienti da paesi governati da leggi che
privilegiano i cittadini musulmani in confronto agli aderenti ad
altri credo religioso. Tutto ciò ha dato vita solo a pregiudizi
mentali nei giovani che approdano in Europa ove prevale l’equità
dei diritti e l’uguaglianza fra i popoli. Cittadini del mondo
arabo cresciuti ed educati in stati dove vige la distinzione tra
musulmani e non, privilegiano legalmente i musulmani. Una sorta
di discriminazione molto simile al nostro remoto regime
fascista, discriminatorio verso gli ebrei. Al divario
demografico, economico e culturale si aggiunge quello religioso.
Identità, cittadinanza e religione
Nonostante il pudore degli occidentali di parlare di religione
dobbiamo prendere atto che religione e stato civile dei popoli
mediterranei sono indissolubilmente legati all'identità della
persona; il cittadino arabo sente la sua identità religiosa in
modo prioritario rispetto alla sua fedeltà politica. Nonostante
la presa di distanza delle principali autorità religiose, i
fomentatori di disordine e oggi i tagliatori di teste nel medio
oriente fanno leva su alcuni versetti del corano per
giustificare le loro azioni con l'impronta religiosa. Povertà,
ignoranza, revanscismo contro ex colonizzatori, mancata
integrazione nella società, sono tutti ingredienti per diventare
prede alla violenza.
Sino ad epoca recente non c’era questo ventaglio di incrocio di
culture che riscontriamo oggi in un dato territorio . Infatti,
sino alla seconda guerra mondiale le regioni del globo erano
abitate da popoli in un dato territorio, relativamente omogenee,
legate da un denominatore comune: cultura, religione, credo,
abitudini. Paesi di lingua e cultura araba con credo islamico di
maggioranza, Europa e l’Occidente cristiani, ecc. ciascuno
abbastanza uniforme al suo interno, privo della spinta a
rivoluzioni causate dalla diversità così come è stato il caso
degli armeni in Turchia. Si può affermare ad esempio che
l’elemento unificatore delle popolazioni arabe risulta essere
quello religioso, vale a dire la comune religione islamica
all’interno della quale s’inseriscono alcune differenziazioni.
Non consto di popolazioni arabe senza un credo, senza religione.
Internet, libera circolazione, emigrazione
La facilità di spostamenti e la libera circolazione di idee
attraverso internet, televisioni, media e simili hanno spinto
molti strati di popolazioni verso l’Europa alla ricerca di
miglioramenti economici e stabilità politica. Le tecnologie
hanno creato una vicinanza di popoli molto diversi tra loro e
non c’è da stupirsi se la libertà di espressione, di credo o di
opinioni troveranno sempre qualche organismo che si considera
offeso e giustificato ad usare la violenza per imporre la sua
visione. E’ con vivo rammarico che queste ritorsioni siano
rivolte quasi sempre contro cittadini o istituzioni occidentali
in nome della propria religione. Dobbiamo constatare invece che
non si riscontra ritorsioni contro gli stati islamici dove la
fede dei non musulmani, libertà, opinioni, sono discriminati
sempre a nome di identità e fedi religiosi. Queste situazioni
contrapposte ci devono far riflettere e solo dopo aver
riconosciuto obiettivamente i problemi si potrà ragionare
insieme alla loro soluzione. Lo ha auspicato recentemente il
Presidente Egiziano davanti all’assemblea degli ulemas
dell’Azhar al Cairo. In fatti l’insegnamento attuale nelle
facoltà di teologia islamica parte da una lettura del Corano che
è letteralista secondo cui il testo sacro dell’islam non è
semplicemente ispirato bensì dettato da Dio a Maometto “è
disceso su di Lui dal cielo”.
Sono riflessioni che offro per ragionare sulla vera natura della
sfida e quali rimedi concordare. Evidente che la migliore
risposta all'estremismo è creare un fronte internazionale unito
che si appoggi su standard universali di libertà di credo e
religione, parte integrante dell’identità dell’individuo.
Giuseppe Samir Eid
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Intendono
fornire gli strumenti per una inclusione sociale del flusso migratorio,
gettare una luce sui diritti umani e la condizione di vita dei
cristiani nel mondo islamico da cui proviene l'autore.La conoscenza
dell’altro, delle diversità culturali e religiose
sono ingredienti primari per creare la pace nei cuori degli uomini
ovunque, premessa per una serena convivenza e convinta cittadinanza sul
territorio. |
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