2014 CIVILTA' DIVERSE: GUERRA O PACE?
SCAMBI OPINIONI, ROTARY - 2014
Ho riflettuto su alcune perplessità sollevate nella riunione di
ieri sera: guerra o pace, dialogo, positività delle religione,
come si identifica una religione è una etichetta di credo comune
ad un gruppo di persone oppure qualcos’altro…
Sino alla seconda guerra mondiale le regioni del globo erano
abitate da persone in un dato territorio, un paese, legate da un
denominatore comune stessa cultura, religione, credo abitudini e
simili ad esempio: paesi di lingua e cultura araba con credo
islamico di maggioranza, Europa l’Occidente, India e Pakistan,
Giappone, Cina ecc. ciascuno abbastanza uniforme al suo interno
privo della spinta di rivoluzioni causate dalla diversità. Vedi
il caso degli armeni in Turchia. Si può affermare ad esempio che
l’elemento unificatore delle popolazioni à risulta essere quello
religioso, vale a dire la comune religione islamica. Non consto
di popolazioni senza un credo, religione anche l’ateismo in
fondo è una etichetta simile ad un credo religioso discriminante
verso chi crede.
Non c’era questo ventaglio di incrocio di culture che
riscontriamo oggi in un dato territorio. Un invasione di
popolazioni attirate da spinte economiche, da facilità di
spostamenti, internet, media e simili che ci mettono davanti al
fatto compiuto. Portano il bagaglio culturale e sentimentale
giunto ad essi attraverso l’insegnamento della loro religione
attraverso l’educazione che hanno ricevuto nella famiglia e
nella scuola.
Ad esempio cosa avverrebbe in una città o territorio dove sono
concentrate varie etnie ognuna con le sue abitudini e credenze
ciascuna desiderosa di voler imporre leggi di favore o separate
per consentire ad una data categorie di far sopravvivere il
vivere sociale del paese di origine, può anche creare tensioni e
situazioni concorrenziali .Questo può essere il seme che
porterebbe alla guerra se non esistesse un collante comune a
tutti che non può essere leggi derivanti da una religione
specifica ma riconoscerei di essere inserito nel contesto nel
quale opera.
Per ovviare a questo pericolo della guerra di religione il paese
ospitante dovrebbe premunirsi di offrire un collante che unisca
tutti i componenti intorno a un progetto comune con una politica
di inclusione che porta la popolazione a sentirsi a suo agio.
Trovare un denominatore comune che scoraggia le derive.
Inclusione non può voler dire spostarsi un po’ per far posto
anche all’altro, a qualsiasi altro. Vuol dire costruire con la
ragione un quadro di valori umani, una cornice del bene comune e
dentro questa cornice far posto a chi la condivide, pur se di
religione o di cultura diversa. Senza di ciò non si dà vera
inclusione. Questo compito è eminentemente politico e la
politica che se ne volesse esimere, limitandosi ad accogliere
senza includere, non svolgerebbe il proprio ruolo.
A livello internazionale lo stesso concetto può essere applicate
alle relazioni tra paesi. Se dovesse persistere o scoppiare una
guerra la causa non è la religione piuttosto che lo strumento
per imporre un potere. E qui cito la baronessa Ashton: “La
migliore risposta all'estremismo è creare un fronte
internazionale unito che si appoggi su standard universali di
libertà di credo e religione. »
2014:
Caro Monsignore, caro Raoul
Immerso nella pace di una pineta lontano da Milano ho riletto
quanto scritto sull’argomento trovando lo spunto per esporre
alcune situazioni che a mio parere danno una luce diversa su
alcuni punti da voi esposti a proposito di guerre di religione.
Non tutte le guerre etichettate di religione sono riferite
all’insegnamento religioso specifico e non tutte le religioni
sono uguali tra di loro sia nel’insegnamento che nella pratica.
Rimane il fatto che le religioni sono considerate “vie” per
rispondere agli aneliti profondo del’uomo. Scrivo in modo
sintetico per non voler sembrare una noiosa retorica mentre
accendo i riflettori su fatti sembrano andati in oblio seguendo
il detto “Il mondo è pericoloso vivere non tanto a causa di
coloro che fanno il male, ma a causa di chi guarda, lascia fare
e rimane in silenzio”..
1. Le crociate cosi dette guerre di religione sono state
successive a:
a-la conquista della Sicilia nel 827 da parte degli arabi
musulmani, continui atti pirateschi e rapimenti sino al
saccheggio di Roma e della basilica di San Pietro nel 846
b- blocco dei pellegrinaggi a Gerusalemme da parte dei nuovi
occupanti, i Turchi selgiuchidi. Come reagirebbero oggi i
musulmani se ad esempio gli americani occupassero la Mecca
impedendo il pellegrinaggio ai musulmani?.
c- nel lontano anno 1076, 20 anni prima della prima crociata, il
papa Gregorio VII scriveva senza riceverne riscontro al
Governatore dell’Algeria El Nasser: ....Crediamo nello stesso
Dio unico anche se in modo diverso, eleviamo le nostre preghiere
e lo veneriamo tutti i giorni....e faceva riferimento alla
discendenza spirituale ad Abramo e la fede in un Dio Unico.
2-L’evangelizzazione cristiana degli ultimi cent’anni, XX e XXI
secolo si fa con l’esempio, le opere, la carità senza obbligo di
conversione, né con la spada o la coercizione. E un annuncio con
l’esempio tutt’al più crea nei cittadini cristiani una mentalità
diversa dalla maggioranza col rischio di essere discriminati
qualora le leggi non rispettano la libertà di scelta religiosa.
3- Illuminismo e operatori di pace nel dialogo interreligioso:
la maggior parte sono stati eliminati dalla scena pubblica
musulmana, assassinati o semplicemente ignorati persino Taha
Hussein famoso ministro della cultura e dell’istruzione in
Egitto anni cinquanta e altri illustri uomini di lettere sono
stati osteggiati dall’Azhar messi da parte o costretti ad
esiliarsi.
4- Dichiarazione universale dei diritti umani del 10 dicembre
1948: non è stata riconosciuta e non è applicata nei 57 Stati
aderenti alla Conferenza degli Stati Islamici che si rifanno
alla sharia.
5- La radice del male si trova nei nostri cuori: E vero fintanto
che venga alimentato da prediche, libri di testo nelle scuole
che inneggiamo alla vittoria (sempre conquista) di una certa
ideologia chiamata religione.
6- Estensori della storica lettera da parte di 138 teologi
musulmani al papa Benedetto XVI: la maggior parte hanno una
cattedra universitaria nel mondo occidentale con poca presa su i
popoli all’interno degli stati islamici.
7- Oggi la maggior parte delle guerre eccidi e simili nel mondo
si rifanno alla”religione” musulmana e hanno il loro fondamento
alle parti del corano che spingono alla discriminazione tra gli
uomini simile si può dire al fascismo che ha provocato le guerre
del XX secolo. L’aspetto economico può essere la ragione non
dichiarata ma il motore di tali azioni rimane sempre
l’insegnamento a nome dell’islam indirizzato ai popoli dalla più
giovane età. Non essendoci una autorità unica che rappresenti la
religione islamica, simile alle Chiese cristiane Papa o
Patriarchi, sono i più forti centri di potere che danno voce
all’islam del XXI secolo senza paura di contestazione.
Naturalmente la mancanza di una classe media estesa favorisce il
contagio e la diffusione di tali messaggi.
Infine: Consentitemi di citare un estratto del messaggio del
Centro Ambrosiano di Documentazione per le Religioni-CADR-
indirizzato nel 2011 a i Parlamentari italiani ed europei per
favorire un atteggiamento dei giovani musulmani verso la non
violenza dei cuori :
A livello politico è importante che l’Occidente, negli scambi
tecnologici o di mercato, sappia unire o subordinare scambi
culturali con criteri di reciprocità, sopratutto per la base del
popolo, alla effettiva promozione nel paese dei valori di
libertà civile e religiosa per tutti senza discriminazione
alcuna e che, al riguardo, vi sia una intensa opera di
monitoraggio. ”Chiedere al mondo arabo di lavorare
sull’educazione, sui media, sui libri di testo nelle scuole e
perfino invitare a questa linea educativa e di pace, gli imam
che hanno in mano il formidabile strumento delle prediche nelle
moschee, dove sarebbe opportuno proclamare anche i versetti del
Corano che sottolineano la volontà di Dio verso la pluralità
religiosa e l’impegno nel gareggiare nel bene nella Misericordia
di Dio.” Guarda caso le violenze maggiori succedono di Venerdì
all’uscita dalle moschee. La migliore risposta all'estremismo è
creare un fronte internazionale unito che si appoggi su standard
universali di libertà di credo e religione.
E così, il dialogo interreligioso rimane tuttora un impegno
riservato alle élite. Invece, bisognerebbe trovare il modo di
fare passare questo patrimonio lo ripeto– modesto, pure, ma che
esiste – dai vertici alla strada, e soprattutto al campo
dell’insegnamento – nelle scuole, nelle università –
all’amministrazione e alla formulazione delle leggi.
Grazie.
Giuseppe Samir Eid