MARE NOSTRUM E IMMIGRAZIONE
ALDAI -
29/10 - 2014
Ci rende onore il fatto di aver salvato migliaia di vite umane
in fuga dalla riva sud del Mediterraneo. Ci fa ricordare che tra
il 19mo e il 20mo secolo milioni di europei erano emigrati verso
l’africa dove si sono stabiliti contribuendo sostanzialmente
allo sviluppo economico e culturale dei paesi africani ma senza
essersi radicati nel tessuto sociale si sono trovati poi
espulsi, costretti a ritornare nei loro paesi di origine.
Dopo la seconda guerra mondiale i paesi africani hanno avviato
una forte campagna di sviluppo demografico con il risultato
nel’arco di cinquant’anni di triplicare il numero dei loro
abitanti ma di un cresciuto impoverimento in quanto lo sviluppo
demografico non è accompagnato da una crescita economica
adeguata. Nello stesso periodo l’Europa è cresciuta
economicamente con una popolazione più anziana demograficamente
stabile creando un divario che i giovani africani cercano di
colmare; basta pensare che il PIL dell’Egitto non supera quella
della sola provincia di Milano.
Promozione culturale e tecnologica
Certo é che l’Europa e l’Italia in particolare ha interesse per
un M.O. e Nord Africa stabili, ma un siffatto obiettivo é
possibile col promuovere lo sviluppo tecnologico, garantendo il
flusso del petrolio, mettendo freno all’emigrazione, creando un
clima di fiducia tra le popolazioni e realizzando la sicurezza
delle frontiere concordate e riconosciute. L’Africa del Nord e
il Medio Oriente rappresentano un mercato di oltre trecento
milioni di abitanti a poche ore dell’Italia ma che riceve poca
attenzione d’investimento al di fuori del campo dell’energia. E
necessario sviluppare una strategia per favorire l’espansione
della nostra media impresa verso questi mercati con un ritorno
proficuo per gli attori in termini di sviluppo dell’area di
scambio, della società africana in questo caso araba, e di
ritorno sull’investimento effettuato.
A livello politico è importante che l’Occidente, negli scambi
tecnologici o di mercato, sappia unire scambi culturali con
criteri di reciprocità alla effettiva promozione nel paese dei
valori di libertà civile e religiosa per tutti senza
discriminazione alcuna e che, al riguardo, vi sia una intensa
opera di monitoraggio.
Immigrazione
Oggi nelle nostre città sono concentrate varie etnie ognuna con
le sue abitudini e credenze ciascuna inclina a pretendere
eccezioni nelle disposizioni di legge dello stato per consentire
ad una data categorie di far sopravvivere il vivere sociale del
paese di origine, col rischio di creare tensioni o situazioni di
miglior favore tra le differenti componenti sociali.
L’immigrazione degli arabi, cristiani e musulmani, ci ha fatto
prendere coscienza dell‘identità di fondo e dei valori sui quali
la nostra civiltà si è sviluppata ma ai quali molti di noi si
sono assuefatti; lo considero un esempio della ricchezza che può
essere generata dalla globalizzazione. Una ricchezza che può
realizzarsi offrendo alla persona immigrata dignità e
l’opportunità di uno sviluppo umano per una integrazione
propositiva, in contrasto con l’esclusione. Inclusione invece
non può voler dire spostarsi un po’ per far posto anche
all’altro, a qualsiasi altro. Vuol dire costruire con la ragione
un quadro di valori umani, una cornice del bene comune e dentro
questa cornice far posto a chi la condivide, pur se di religione
o di cultura diversa. Senza di ciò non si dà vera inclusione.
Questo compito è eminentemente politico e la politica che se ne
volesse esimere, limitandosi ad accogliere senza includere, non
svolgerebbe il proprio ruolo.
Religione e identità
Religione e stato civile dei popoli mediterranei sono
indissolubilmente legati all'identità della persona; il
cittadino arabo, cristiano o musulmano, sente la sua identità
religiosa in modo prioritario rispetto alla sua fedeltà politica
stabile. L’orizzonte mentale e culturale delle popolazioni è un
orizzonte religioso. Le religioni quindi sono elementi
fondamentali delle comunità nazionali. Si può affermare ad
esempio che l’elemento unificatore delle popolazioni arabe
risulta essere quello religioso, vale a dire la comune religione
islamica all’interno della quale s’inseriscono alcune
differenziazioni. Provengono da paesi con leggi che privilegiano
i cittadini musulmani rispetto agli aderenti ad altri credo
religioso formando dei pregiudizi mentali nei giovani che
approdano in Europa dove prevale l’uguaglianza di diritti e la
non discriminazione tra i cittadini.
E’ indispensabile chiedere al mondo arabo di lavorare
sull’educazione, sui media, sui libri di testo nelle scuole e
perfino invitare a questa linea educativa e di pace, gli imam e
predicatori che hanno in mano il formidabile strumento delle
prediche nelle moschee , dove sarebbe opportuno proclamare anche
i versetti del Corano che sottolineano “la volontà di Dio verso
la pluralità religiosa e l’impegno nel gareggiare nel bene nella
Misericordia di Dio.” La migliore risposta all'estremismo è
creare un fronte internazionale unito che si appoggi su standard
universali di libertà di credo e religione parte integrante
dell’identità dell’individuo. Occorre un cambiamento radicale
nella formazione dei cittadini, un problema di cultura, allo
scopo di far comprendere a tutti di essere uguali e che la
violenza è intollerabile.
Media, Communicazione e Dialogo interreligioso
Bisogna adoperarci affinché i musulmani riescano a cogliere la
distinzione tra religione e società, fede e civiltà, islam
politico e fede musulmana. E stato proprio il Cardinale Martini,
a favorire il “dialogo” tra le diverse culture e religioni, a
favorire questo dialogo tra due persone che hanno qualcosa da
dirsi.
Mi auguro che ogni Comunicatore religioso e non, musulmano o
altro si senta impegnato ad essere infaticabile e strenuo
difensore della dignità della persona umana e dei suoi
inalienabili diritti; bisognerebbe trovare il modo di fare
passare questo ideale nella formulazione delle leggi degli stati
e che i buoni propositi scambiati a livello alto raggiungano il
popolo pena che rimangono veramente in alto.
Come socio ALDAI intendo fare giungere la mia
voce affinché gli organismi politici unitamente al Parlamento
Europeo si facciano sempre promotori efficaci di giustizia,
libertà e pacifica convivenza fra le popolazioni dell’area
mediterranea attuando le dovute strategie.
Giuseppe Samir Eid
Pensionato ALDAI