DIALOGO ISLAMO CRISTIANO
CONOSCERSI PER CONVIVERE E COSTRUIRE LA PACE |
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LOUIS MASSIGNON
UN PROFETA DEL DIALOGO
PARROCCHIA
- 1/12 - 2012
Come anticipato in "Comunità" di novembre, il 31 ottobre, a
cinquant'anni dalla sua scomparsa, il Dipartimento di Scienze
Religiose dell'Università Cattolica del Sacro Cuore ha promosso
un incontro presieduto dal professor Paolo Branca sull'eredità
di questo "cattolico musulmano", come papa Pio XI ha definito
Louis Massignon (1883-1962). Accademico di Francia, Louis
Massignon fu studioso della mistica e della spiritualità
islamiche e si distinse a tal punto negli studi sul mondo
musulmano da essere chiamalo a far parte dell'Accademia di
Lingua Araba del Cairo. Il 28 gennaio 1950 fu ordinato sacerdote
nel rito greco-melchita-cattolico nella chiesa Sainte Marie de
la Paix al Cairo, dove ha sede l'Associazione di preghiera
cristiana e di impegno dialogico. Maurice Borrmans (Padre
Bianco), professore Emerito del Pontifìcio Istituto di Studi
Arabi e d'Islamistica, ha evidenziato il determinante contributo
di Massignon nella redazione della Dichiarazione Nostra Aetate
del Concilio Vaticano II. Massignon ha dedicato la sua vita alla
ricerca di una parentela spirituale tra cristiani e musulmani,
trovando però le porte chiuse nel confronto dogmatico con
l'Islam. Rimase colpito profondamente dalla mistica musulmana,
rappresentata soprattutto da Ibn Mansùr al-Hallaj, il maestro
sufi che fu crocifisso e poi arso vivo alla Porta dell'Arco di
Baghdad nel 922. Massignon fondò a Damietta con Mary Kahil nel
febbraio 1934 la Badaliyya, un movimento di testimonianza e di
donazione spirituale. L'islam, nel suo significato etimologico
di totale donazione e sottomissione a Dio, diventa anche radice
dell'esperienza spirituale proposta da Massignon. Su questa base
egli sviluppò una forma di dialogo interiore tra cristiani e
musulmani, al di là degli arroccamenti, delle rigidità e delle
relazioni ufficiali. Nello spirito della Badaliyya il cristiano
accetta di soffrire e di sacrificarsi in "sostituzione" dei
musulmani per amore di chi per primo si è "sostituito" a tutti
nell'espiazione, il Cristo. La parola badai significa infatti
accettare di assumere i peccati o le debolezze di altri per
garantir loro una salvezza che non raggiungerebbero da soli.
Chiedeva ai sodali di recitare l’Angelus nello stesso momento in
cui i musulmani compiono la loro preghiera. Massignon era
riuscito a far prendere coscienza ai suoi amici cristiani arabi
della loro missione di testimonianza in terra dell'Islam,
vivendo fino in fondo il mistero della loro relazione coi
musulmani. Questo movimento portò molti cristiani d'Oriente a
scoprire l'importanza del loro ruolo nel dialogo interreligioso.
Ricordando che la conoscenza che il musulmano ha del
cristianesimo gli viene dal Corano (unica vera rivelazione), i
vari relatori hanno ribadito l'attualità della Badaliyya di
fronte alle nuove sfide del pluralismo religioso in Occidente.
Lo stesso cardinale Martini nella sua lettera Noi e l'Islam,
dall'accoglienza al dialogo (1990) affermava che la Chiesa e i
cristiani non debbono rinunciare ad annunciare il Vangelo ai
musulmani esplicitamente o nella forma della testimonianza
quotidiana, semplice e spontanea sull'esempio di san Francesco.
Ritengo importante riportare la seguente considerazione del
cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio
per il dialogo interreligioso, che ha lanciato l'allarme contro
i cattivi fautori del dialogo interreligioso: "Alcuni cristiani,
ignorando spesso il contenuto della loro fede e incapaci quindi
di viverla e di viverne, non sono adatti al dialogo
interreligioso che inizia sempre con l'affermazione delle
proprie convinzioni: non c'è posto per il sincretismo o il
relativismo!". Infatti "di fronte ai seguaci di altre religioni
con un'identità religiosa forte; occorrono cristiani motivati e
preparati dal punto di vista dottrinale". E "per questa ragione,
la nuova evangelizzazione è una priorità, al fine di tonnare
cristiani coerenti, capaci di rispondere della propria fede,
mediante parole semplici e senza paura".
Giuseppe Samir Eid
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Intendono
fornire gli strumenti per una inclusione sociale del flusso migratorio,
gettare una luce sui diritti umani e la condizione di vita dei
cristiani nel mondo islamico da cui proviene l'autore.La conoscenza
dell’altro, delle diversità culturali e religiose
sono ingredienti primari per creare la pace nei cuori degli uomini
ovunque, premessa per una serena convivenza e convinta cittadinanza sul
territorio. |
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