Cristiani e
musulmani in cammino nel XXI secolo - Filo conduttore
ENEC - 1/05 -
2009
Religioni e culture a confronto per un Umanesimo Planetario
Nel rispetto delle rispettive credenze lavorare per il
riconoscimento della legge naturale e dei valori comuni punto
dincontro per la pace.
La sfida sta nel saper dare una risposta comune ai problemi del
XXI secolo, oltre a preparare le nuove generazioni alla
convivenza multi-etnica religiosa e culturale a partire
dall'esperienza degli arabi cristiani: Il rapporto fra islam e
cristianesimo nel Medio Oriente, indica alcuni nodi critici
relativi alla questione delle minoranze culturali e religiose,
nodi di grande importanza anche per comprendere e gestire la
presenza dei musulmani nei paesi europei. (Fondazione Agnelli).
Un dialogo della vita: non ideologico, sui diritti e la dignità
della persona, mirante alla conversione del cuore.
Introduzione
Tutti sappiamo che nella parola Islam vi è la radice della
parola pace e ricordiamo come Gesù ha presentato ai suoi la
prima missione loro affidata: "In qualunque casa voi entriate
dite innanzi tutto: pace in questa casa".
Nel Corano, la parola pace è uno dei novantanove più bei nomi di
Dio.
È vero che dove l'Islam è presente non possiamo parlare di
società senza incontrare la dimensione religiosa e,
inversamente, non possiamo affermare nulla dell'Islam senza
stabilire un collegamento con la società in cui vive e si
evolve. A questo proposito ha scritto Louis Massignon "Esiste un
popolo che nessuno veramente ama, perché nessuno veramente
conosce, e che nessuno veramente conosce, perché nessuno
veramente ama, e questo popolo è il popolo musulmano. Sento il
dovere di dedicare tutta la mia vita per farlo conoscere e amare
dai cristiani."
La pace è un bene prezioso: è la condizione di un Paese non
sconvolto da guerre civili, di conflitti o di tensioni tra le
diverse classi sociali, dove vige luguaglianza dei cittadini
davanti alla legge. Per intraprendere insieme un cammino è
necessario conoscersi, al fine di poter avviare un minimo di
collaborazione, sinergia e creare un clima di pace; dunque,
ascoltare con rispetto e capire laltro. Per fare ciò, diamo uno
sguardo ai fondamenti delle due religioni e alle differenze
sostanziali tra Vangelo e Corano e al cammino che si possa in
comune intraprendere. Primi di addentrarmi su questi concetti
vorrei partire da fatti di recente attualità.
Pregiudizi
Nel mese di settembre 2006 il papa Benedetto XVI fece un
discorso in ambito universitario, alluniversità di Regensburg,
con il quale tendeva una mano alle istituzioni islamiche su
tematiche importanti per la pace. Ha affrontato temi di
scottanti attualità quali la libertà di espressione, di credo,
di culto e di pratica religiosa, della bioetica, dei valori
umani della vita e della famiglia. Ha interrogato il mondo
islamico sugli eccidi in nome di Dio chiedendo una riflessione
per stabilire una serenità nei rapporti tra i credenti nellunico
Dio; ha colto loccasione per esprimere un rammarico per la poco
sentita presenza di Dio nel mondo occidentale. Il discorso ha
avuto una risonanza mondiale, ma è stato frainteso nel mondo
islamico, con violenti reazioni fino a causare ingenti danni
materiali alle istituzioni cristiane e persino lassassinio di
una suora.
Nello stesso periodo mi trovavo in Egitto e leggevo la replica
del presidente dellunione dei giornalisti, un intellettuale di
fama, al discorso del papa; faceva notare che gli autori delle
violenti reazioni reclamando al papa le scuse o la ritrattazione
delle sue affermazioni, non avevano letto il testo originale del
discorso ma si erano basati sul quanto riportato da altre fonti!
Sappiamo oggi che i malintesi sono stati appianati ma senza i
pregiudizi pre-esistenti avremmo risparmiato danni e vite umani.
I Fondamenti Cristiani e il vangelo
Sono parole di esseri umani ispirati da Dio. È attraverso le sue
creature che Dio agisce. Non è solo la parola di Dio, è la
parola di Isaia, Marco, Giovanni, ecc... Dio ha fatto uso delle
sue creature e le ha ispirate per diffondere la sua parola al
mondo; Parola di Dio in forma umana, arriva attraverso una
comunità umana. Il concetto cristiano di Dio: Logos e Amore fino
al punto di farsi totalmente piccolo, di assumere un corpo umano
e alla fine di darsi come pane nelle nostre mani. Curare il
rapporto personale con Dio.
Riconosco che il mondo occidentale, detto erroneamente
cristiano, attraversa una grande crisi morale avendo relegato la
religione nella sfera privata e adottato un atteggiamento di
indifferenza verso il nostro Creatore.
Musulmani e il corano
Corano: è la letterale, non interpretabile, parola di Dio. Dio
ha dato la sua parola a Maometto, ma è una parola eterna. Non è
parola di Maometto. È così com'è per sempre, è immutabile. Non
adattabile; non conosce la separazione tra la sfera politica e
quella religiosa. Non esiste nell'islam una distinzione tra sacro
e profano, tra religione e stato, tra società civile e comunità
credente: da qui la legge islamica (sharia) che dovrebbe
governare tutta la vita dei popoli.
Nel Corano si trovano sia dei versetti che sono in favore della
tolleranza religiosa, (non uguaglianza), sia altri che sono
apertamente contrari a questa tolleranza. Perciò, esistono due
letture del Corano e della sunna, due scelte diverse in
contrasto tra loro, l'una aggressiva, guerriera e l'altra
pacifica; ci vorrebbe un'autorità, unanimemente riconosciuta dai
musulmani, che possa dire: d'ora in poi, solo questo versetto ha
valore; ma questo non accade. Infatti, non esiste una teologia
islamica istituzionale, non esiste una sola autorità religiosa.
Fattore religioso nei paesi arabi
L'indole e la tradizione delle popolazioni che abitano i paesi
della fascia meridionale dell'area mediterranea le rendono
particolarmente sensibili al coinvolgimento religioso. Un
atteggiamento, questo, che possiamo comprendere meglio se
prendiamo in considerazione il fatto che l'intera società è
impregnata di caratteri religiosi. Basti pensare che proprio dal
Corano ogni stato arabo a maggioranza musulmana trae le leggi
che disciplinano la convivenza fra i cittadini.
Infatti, l'islam, sia come stato sia come religione, contiene un
progetto sociale e politico immutabile, dal momento che il
Corano ha gettato le basi per reggere la società civile per gli
uomini di tutti i tempi e luoghi. Lidentità civile e religiosa
del cittadino arabo sono intimamente legate, e ciò dà vita a
pregiudizi e discriminazioni verso laltro. Tutti i musulmani
fanno parte della stessa comunità, umma. Da ciò si capisce che
il fattore religioso non può essere trascurato nell'affrontare i
problemi del Medio Oriente.
La sfida dellislam radicale-politico
Negli ultimi decenni si è imposta al potere degli stati arabi la
corrente di pensiero che pretende di applicare alla lettera i
dettami del corano senza contestualizzarne la lettura e la
riflessione. Per di più non riesce, o non vuole, distinguere tra
civiltà cristiana e modernizzazione occidentale. Questa corrente
abbinata al sottosviluppo economico-culturale, riesce a
coagulare ampi strati della popolazione, delusi dal mancato
sviluppo economico e da riforme sociali sempre promesse dai
governi e mai attuate. L'islam è allora percepito come occasione
di riscatto e l'integralismo sfrutta l'ignoranza di questi
strati sociali riguardo ai suoi obiettivi di conquista.
Pregiudizi religiosi, di usi e costumi, frustrazioni,
arretratezze economiche, sentimenti di ostilità verso loccidente
insieme a quello di popolo favorito da Dio, sono tutti i
componenti di un polveriera pronto ad esplodere se non si
interviene per tempo.
L'immagine che l'Islam ufficiale dà oggi di sé, è
contraddittoria ed i media non danno risalto alla sua
spiritualità. Sembra prestare maggiore attenzione a questioni
che hanno radici di costume e di tradizioni piuttosto che
religiose (il velo, coprire il corpo della donna, le pratiche
rituali, la discriminazione tra i sessi) e non alla dimensione
interiore della persona.
Visto queste differenze e contraddizioni, mi chiedo se la legge
islamica di un Paese possa garantire la pace ai suoi cittadini,
oppure lei stessa è fonte di odio e dissapori? Un dato che
suscita perplessità è stato rilevato da un recente Rapporto ONU:
i paesi del mondo musulmano che ospitano il 20 percento della
popolazione mondiale, rappresentano soltanto il 4 percento del
commercio mondiale. Inoltre, i paesi del mondo arabo musulmano
dove oggi cè maggiore innovazione sono quelli che hanno poco
petrolio o che ne sono del tutto privi.
Non cè pace senza giustizia nei cuori
La situazione giuridica del cristiano, e in qualche modo anche
della donna, è critica nei Paesi soggetti alla sharia, e non
porta pace. Diamo un sguardo succinto alle condizioni legali,
delle persone, predominanti nei paesi arabi; sono autentiche
barriere alla pace e altrettanto nodi invisibili agli italiani.
La legge religiosa islamica (sharia) condiziona la vita del
Paese, delle famiglie, delle persone e, dunque, permea i Paesi
islamici ed i centri islamici (in Italia o altrove) dove gli
immigrati arabi musulmani si aggregano. La sharia è la fonte
dellordinamento costituzionale, in una società blindata nella
quale si può entrare senza poterne uscire. I cardini della
sharia sono: la fonte divina della legge coranica, la non
libertà di scelta religiosa, la non uguaglianza tra i cittadini
ed i diritti della donna dimezzati rispetto a quelli dell'uomo.
Nella tradizione islamica esiste il concetto di disuguaglianza:
tra uomo e donna, tra musulmano e non musulmano. Il musulmano di
sesso maschile è considerato pienamente titolare di diritti e di
doveri; chi si converte ad unaltra religione o diventa ateo, è
un traditore passibile della pena di morte o come minimo della
perdita di tutti i diritti. Superfluo ricordare le molte
limitazioni alla dignità e libertà della donna: non può
giudicare un uomo, eredita la metà rispetto al fratello, la
donna cristiana non può ereditare dal marito musulmano; il
marito gode di unautorità quasi assoluta sulla moglie. Il non
musulmano, uomini o donna, è limitato nei suoi diritti civili e
religiosi ed impedito di svolgere alcuni mestieri e professioni
(ginecologo, insegnante di lingua e letteratura araba,
magistrato, governo, ecc.).
Per dialogare è indispensabile riconoscere le differenze e
costatare che le immigrazioni ci danno lopportunità di poter
imprimere una maggiore spiritualizzazione alla nostra vita e di
far conoscere il valore della libertà religiosa.
Diritti Umani -Dichiarazione Universale dellONU del 1948
Lapplicazione delle risoluzioni ONU riguardo ai diritti umani
nei paesi arabi va fatta senza tentennamenti. Rilevo con
rammarico lindifferenza, se non la latitanza dei governi
dellUnione Europea a pretendere leliminazione delle
discriminazioni inserite nei leggi che riguardano le relazioni
tra le persone nei paesi arabi. Sono vere umiliazioni che
provocano il lento spopolamento delle minoranze discriminate,
una shoah in bianco. Si calcola che circa dieci milioni di arabi
autoctoni siano dovuti emigrare verso loccidente per
sopravvivere o recuperare la loro dignità di liberi cittadini e
garantire ai loro figli un futuro con uguali diritti di fronte
alla legge. Un esodo forzato che ha sradicato dalle loro terre
native intere minoranze autoctoni provocandone lentamente la
scomparsa di fronte allindifferenza delle istituzioni
internazionali e dei poteri politici vogliosi di fare affari con
i paesi ricchi di fonti energetiche.
Non esiste paese a maggioranza islamica in cui i cristiani siano
del tutto liberi di praticare la loro fede o le donne libere di
esercitare la loro dignità di persone.
Lesperienza millenaria convissuta da arabi cristiani e musulmani
ci porta ad affermare che il rapporto fra islam e cristianesimo
nel Medio Oriente, è di grande importanza anche per comprendere
e gestire la presenza dei musulmani nei paesi europei. La
separazione fra stato e religione in Occidente offre
indubbiamente una maggiore possibilità di integrazione sociale,
e di scelta religiosa anche ai milioni di musulmani che vi
risiedono.
Risalta agli occhi dei musulmani stessi lindifferenza dei nostri
governi alla sorte delle minoranze cristiani nei paesi islamici
e la nostra riluttanza a confrontarci con coloro che li stanno
umiliando. La difesa dei copti dEgitto, dei melkiti e maroniti
nel medio oriente, delle chiese assire nella Mesopotamia, dei
cristiani e neri africani in Sudan, e della libertà religiosa
degli stessi musulmani, contro le discriminazioni, va fatta a
nome dellapplicazione dei Diritti Umani. Questa difesa potrà
favorire un proficuo dialogo esistenziale con i musulmani
minoranza religiosa in Europa.
Dialogo interreligioso.
Nellinflazione di parole dei nostri giorni, frasi per esempio
come siamo tutti fratelli sono divenute comunissime; fannochic.
La fraternità è un compito che attende la sua realizzazione,
siamo chiamati a riscoprire il fratello dimenticato e cosi a
trasformare in realtà effettiva una pura e semplice possibilità.
Non cè dialogo senza la verità, tutta la verità. No, allarte
dellaccomodamento; dire solo ciò che piace allaltro è creare
confusione, mentre insistere su ciò che non si condivide è
creare fanatismo.
Sia nel corano che nel vangelo il pozzo è il centro degli
incontri perché lacqua è il segno della vita. Noi non abbiamo
più pozzi, apriamo solo rubinetti e non comprendiamo più questo
segno. Il dialogo mira a creare nel nostro cuore un pozzo dove
incontrare lacqua perché di vita eterna; una rivoluzione dei
cuori. Il dialogo interreligioso, infatti, non si propone come
una conversione da una religione allaltra, ma la mutua
conoscenza e la condivisione delle proprie ricchezze spirituali.
Il dialogo con i musulmani parte dalla cultura anziché dalla
religione dove troppi differenze e pregiudizi ci separano. Il
riconoscimento e il rispetto della legge naturale costituiscono
la grande base per il dialogo, tra credenti e non, delle diverse
religioni. A prova di questo fatto, durante la Conferenza del
Cairo sulla popolazione nel 1994 sotto gli auspici dellONU, le
posizioni del Vaticano erano più vicini ai paesi islamici
aderenti allOCI, Organizzazione della Conferenza Islamica
rispetto a quelli dei paesi della Unione Europea.
I principi dellUmanesimo sono una piattaforma ideale per creare
i ponti tra le persone e i popoli: Chiarezza nel rapporto,
fiducia reciproca, dolcezza, saper ascoltarci; prudenza,
pazienza, atteggiamenti e malintesi da evitare. Insieme,
ciascuno al suo posto e con i propri talenti, sappiano
consolidare tutto ciò che cé di positivo nel mondo e a superare
con buona volontà tutto ciò che ferisce, degrada e uccide luomo.
Attuare un dialogo leale, fondato sul rispetto delle culture,
cosi che cadano i muri di odio, e si superi il rifiuto degli uni
verso gli altri.
Nonostante il dialogo tra i vertici religiosi non ha portato
finora risultati concreti va continuato; è da ricordare che La
Vergine Maria è un punto d'incontro tra musulmani e cristiani: -
Maria è colei che unisce le due religioni. Malgrado la
perseveranza di poche anime di buona volontà, il seme del
cambiamento fatica a germogliare per due ragioni: a) la società
dei paesi arabi è rigidamente blindata dalle leggi religiose. b)
la società occidentale è allergica ai temi religiosi: ci sono
persino delle insidie nascoste nelle pieghe delle proposte di
legge in Italia che vanno contro la morale delle due religioni.
Per ottenere risultati concreti verso la Pace, bisogna puntare
sul dialogo di vita che riguardino le opere di carità, l'azione
per la pace e la giustizia, la promozione umana. Le realtà umane
non esistono senza luomo, senza il libero impegno del suo
spirito e del suo cuore. Proprio per questo i credenti tutti, di
tutte le fedi, sono tanto più chiamati a lasciarsi penetrare
interiormente dalla pace di Dio, e a portare la sua forza nel
mondo. Il rispetto della coscienza religiosa è infatti il
necessario presupposto perché tra le comunità e i popoli si
affermi, in un mondo globalizzato come lattuale, la cultura
della pace.
Credenti e anime di di buona volontà in cammino nel XXI
secolo
Per gestire il cambiamento è necessario che agiscano in sintonia
Nord e Sud, Oriente ed Occidente ed è importante non lasciare
spazio a coloro che pretendono di detenere il monopolio della
Verità e hanno larroganza di voler utilizzare la coercizione per
imporre la loro Verità, isolarsi, creare dei ghetti, futuri
centri di potere.
La presente conversazione, Religioni e culture a confronto per
un Umanesimo Planetario, s'inserisce in questo quadro della pace
in nome di Dio. Donne e uomini di buona volontà ben inseriti
nelle due rive del Mediterraneo, possono rappresentare la pietra
miliare per il cambiamento.
Il tema dei Diritti Umani è una buona piattaforma per promuovere
insieme la pace senza distinzione di razza, credo religioso o di
ideologia: ossia riconoscere all'Uomo la sua dignità nel creato.
Musulmani e cristiani lo prendono come modello per puntare sul
dialogo di vita per le opere di carità, l'azione per la pace e la
giustizia, la promozione della donna. A titolo di esempio per
approfondimento, citiamo alcune delle possibili azioni nel
mondo:
• Azioni per la promozione del diritto alla vita costituiscono
oggi la grande base per il dialogo tra i credenti delle diverse
religioni e tra i credenti e gli stessi non credenti. È questo
un grande punto di incontro e, quindi, un fondamentale
presupposto per un'autentica pace, la denuncia dello scempio che
di essa si fa nella nostra società: accanto alle vittime dei
conflitti armati, del terrorismo e di svariate forme di
violenza, ci sono le morti silenziose provocate dalla fame,
dall'aborto e altre forme di manipolazioni e di mutilazioni.
• Azioni per la libera professione della propria fede. Le
difficoltà che tanto i cristiani quanto i seguaci di altre
religioni, ivi compresi in alcuni casi i musulmani stessi,
incontrano nel professare pubblicamente e liberamente le proprie
convinzioni religiose; in alcuni Stati vengono addirittura
perseguitati alimentando un sistematico dileggio culturale nei
confronti delle credenze religiose. Ciò non può che promuovere
una mentalità e una cultura negative per la pace.
• Azioni per il diritto nell'accesso a beni essenziali, come il
cibo, l'acqua, la casa, la salute; con la globalizzazione dei
mezzi dinformazione le vistose disuguaglianze non possono che
provocare frustrazioni e sensi di rivolta per le ingiustizie. Le
gravissime carenze di cui soffrono molte popolazioni,
specialmente del Continente africano, sono all'origine di
violente rivendicazioni e costituiscono pertanto una tremenda
ferita inferta alla pace.
• Azioni per luguaglianza tra le persone umane; è un bene che
non può essere disatteso o vilipeso senza mettere a rischio la
pace.
• Azioni per la promozione della donna che rappresenta oltre
metà della popolazione mondiale ma che viene spesso impedita di
esercitare le sue potenzialità; questa condizione femminile
introduce fattori di instabilità nell'assetto sociale quali
possono essere lo sfruttamento di donne trattate come oggetti e
alle tante forme di mancanza di rispetto per la loro dignità, la
sottomissione all'arbitrio dell'uomo, con conseguenze lesive per
la sua dignità di persona e per l'esercizio delle stesse libertà
fondamentali. Il progetto di alfabetizzare le popolazioni
femminili è uno strumento efficace in questa ottica.
• Azioni per dissipare una certa concezione di Dio che
giustifica la violenza e le guerre in nome Suo
I progetti specifici che certi ong hanno in corso per affrontare
le singole minacce alla pace vanno sostenuti dagli Organismi
internazionali, in particolare l'Organizzazione delle Nazioni
Unite, che con la Dichiarazione Universale del 1948 si è
prefissata, quale compito fondamentale, la promozione dei
diritti dell'uomo primo passo verso la pace mondiale. Utopia?
No, solo una speranza e un auspicio: perché ogni persona di
buona volontà si senta impegnato ad essere infaticabile
operatore di pace e strenuo difensore della dignità della
persona umana e dei suoi inalienabili diritti. Unire le energie
per attuare uno o più progetti nei rispettivi territori; un
gradino insieme verso la conversione dei cuori. Infine, vorrei
sottolineare lattenzione della Chiesa per l'Umanesimo
Planetario, citando Benedetto XVI: solo rispettando la persona
umana è possibile promuovere la pace, e solo costruendo la pace
si pongono le basi per un autentico umanesimo integrale.
SONO CONVINTO CHE L'ISLAM, INTESO SECONDO LA SUA TRADIZIONE
SPIRITUALE, POSSA OFFRIRE PREZIOSE RISORSE DA SPENDERE E
CONDIVIDERE PER COSTRUIRE, INSIEME AL CRISTIANESIMO E ALLE ALTRE
RELIGIONI, LA CULTURA GLOBALE DELLA PACE E DELLA FRATERNITA'
Giuseppe Samir Eid
N.B. libera estrapolazione dal libro dello stesso Autore:
Musulmani e cristiani - I nodi invisibili del dialogo, Ed.
Carabà, Milano, 2007.
www.caraba-edizioni.it