IRAK NON SOLO PETROLIO - I
ROTARY - pag. 24-27 - 10-2003
L’intervento del PDG Piero Marcenaro sul n.5 di "Rotary",
maggio 2003, mi è stato di stimolo per approfondire l'argomento
ed esprimere un mio pensiero su una situazione che non riguarda
soltanto ed in modo esclusivo il petrolio. L'intervento armato
in Irak ha radici profonde e remote che potrei far risalire a
più di un secolo indietro e riguar da la situazione del mondo
arabo mediorientale in gene rale. Mi riferisco in particolare ad
alcuni eventi che han no influito profondamente sullo stato dei
sentimenti dei popoli arabi verso l'Occidente, U.S.A. in
particolare, pro piziatori dell'intervento armato in Irak, fatti
che hanno provocato il risentimento verso l'Occidente.
FATTORE RELIGIOSO NEI PAESI ARABI
L'indole e la tradizione delle popolazioni che abitano i Paesi
della fascia meridionale dell'area mediterranea le rendono
particolarmente sensibili al coinvolgimento reli gioso. Un
atteggiamento, questo, che possiamo com prendere meglio se
prendiamo in considerazione il fatto che l'intera società è
impregnata di caratteri religiosi. Ba sti pensare che proprio
dal Corano ogni Stato arabo a maggioranza musulmana trae le
leggi che disciplinano la convivenza fra i cittadini. L'islam,
sia come Stato sia come religione, contiene un progetto sociale
immutabile, poiché il Corano ha gettato le basi per reggere la
società civile per gli uomini di tutti i tempi e luoghi. Tutti i
musulmani fanno parte della stes sa comunità umma. Nonostante le
frontiere nazionali, il concetto di umma predomina nella
filosofia musulmana. Da ciò si capisce che il fattore religioso
non può essere trascurato nell'affrontare i problemi del Medio
Oriente. Movimenti e partiti costituiti su base religiosa
islamica hanno in comune una visione antioccidentale ed
intendono cambiare la società in modo tale da ricostituire og gi
una situazione esistente nei tempi passati dove si cre deva, a
torto o a ragione, che la vita si svolgesse secon do i veri
valori dell'islam. Credono di avere un modello di civiltà da
offrire, vogliono sostituirlo al nostro. La corrente
integralista mira però ad appropriarsi del po tere e ad
espandersi al di fuori delle frontiere nazionali con uno spirito
di conquista che a volte non esclude la violenza. La povertà e
l'ignoranza hanno favorito l'estensione della cultura estremista
religiosa (da non confon dere con il terrorismo). Negli ultimi
quarant'anni nella società musulmana si è verificata una
fortissima crescita demografica, che ha portato al raddoppio
della popola zione. E questo è avvenuto in
aree
geografiche che, se si eccettua una piccola minoranza
privilegiata, sono ca ratterizzate da un livello economico molto
basso rispetto a quello dell'Occidente, provocando le ondate
migratorie verso l'Europa. Crescita demografica ed arretratezza
economica sono i due principali motivi propulsori dell'on data
migratoria verso l'Occidente divenuto, in modo par ticolare
negli ultimi anni anche per la sua vicinanza geo grafica, un
polo di grande attrazione per molti emigrati provenienti dai
Paesi arabi. Constatiamo allora che l'estremismo religioso,
abbinato al sottosviluppo economico-culturale, riesce a
coagulare ampi strati della popolazione, delusi dal mancato
svilup po economico e da riforme sociali sempre promesse dai
governi cosiddetti socialisti e mai attuate. L'islam viene
allora percepito come occasione di riscatto e l'integrali smo
sfrutta l'ignoranza di questi strati sociali riguardo i suoi
obiettivi di conquista. Proprio per questo, l'accusa che viene
più spesso avanzata nei confronti dell'operato dei governi arabi
alleati politicamente all'Occidente, è quella di non seguire
alla lettera gli insegnamenti del Corano e di cedere invece al
compromesso con il mondo occidentale e con i suoi simboli
esteriori.
TRACOLLO DELL'IMPERO OTTOMANO ED ABOLIZIONE DEL CALIFFATO
Nella seconda metà del secolo XVIII, con il declino del mondo
musulmano, ebbe inizio la decadenza dell'impe ro ottomano, da
cui Inghilterra e Francia cercarono di trarre vantaggio
acquisendo potere nella regione. A metà del secolo XIX, ad opera
di filosofi e pensatori arabi, cri stiani e musulmani si
unirono, nonostante la colonizza zione, alla ricerca di
un'identità perduta e per creare un nazionalismo laico arabo sul
modello delle idee importa te dall'Europa, presa come esempio
per l'emancipazione dalle leggi medioevali alle quali essi erano
ancora sog getti. Il nazionalismo era laico al fine di aggregare
nell'in teresse comune tutte le comunità che lo formavano; era
costituzionalista e poneva l'accento sullo sviluppo culturale,
economico-industriale e sull'emancipazione della donna. Questo
ebbe una ripercussione anche nel modo delle élite di vivere e
praticare l'Islam: esso si andò evolvendo in modo diverso dalla
pratica popolare. Dopo la prima guerra mondiale Francia ed
Inghilterra si accorda rono per la spartizione dell'impero
ottomano che aveva tenuto uniti popoli diversi tramite la rigida
applicazione della sharia. Con lo smembramento dell'impero
ottoma-i e l'abolizione del califfato da parte di Ataturk nel
1924, i popoli musulmani rimasero "orfani" dal punto di vista re
ligioso, suscitando reazioni di rigetto che hanno dato vi ta a
movimenti per il risveglio islamico e la ricostituzione del
concetto di "umma" e di "dar el islam" in contrapposizione con
il concetto di nazionalità.
FOCOLARE EBRAICO
Nel momento in cui gli arabi, sul modello dell'Europa, rie scono
ad emanciparsi dalle legislazioni a base religiosa, un documento
britannico del 1917, la "Dichiarazione Balfour", garantiva la
creazione di un focolare nazionale ebraico, uno Stato basato
sull'identità religiosa e quindi discriminante verso i non
ebrei. L'impegno assunto, mentre confermava l'aspirazione del
primo Congresso Sionista tenuto nel 1897 in seguito ai pogrom
subiti dagli ebrei in Europa e Russia, disattendeva invece un
impegno assunto precedentemente, consistente nella creazione di
uno Stato arabo come ricompensa per quegli arabi che avevano
sostenuto la guerra contro i turchi.
RISVEGLIO ISLAMICO
Abbiamo visto che in origine l'unione fra gli arabi iniziò come
motore per ottenere l'indipendenza e fu il sociali smo lo
strumento per introdurre la giustizia sociale e lo sviluppo
economico e culturale. Con l'indipendenza acquisita dopo la
seconda guerra mondiale, i Paesi arabi hanno favorito
l'istruzione gratui ta e l'industrializzazione con il
conseguente fenomeno dell'inurbamento. Ma le nuove leve,
specialmente universitarie, sradicate dal proprio contesto
rurale, in pos sesso di una laurea ma non di un lavoro, sono
diventate facili prede degli integralisti islamici, che
riempiono con le loro idee il vuoto ideologico e l'assenza
di un tessuto sociale stabile causato dal flusso dei contadini
che arri vano in città sull'onda dell'esplosione demografica e
del la laurea ad ogni costo. Con il passare del tempo questo
risveglio prende un preciso colore politico. La religione
diventa il motore di mo vimenti di liberazione e di conquista e
coincide con l'espansionismo dell'islam arabo in Africa. I
recenti movi menti di re-islamizzazione, hanno in comune la
rottura con il tipo di organizzazione sociale precedente e si
oppongono ad un islam di compromesso, infiacchito dalla
modernità trasmessa dalla secolarizzazione. Il movi mento dei
"Fratelli Musulmani" fondato in Egitto nel 1928, attualmente
molto ramificato anche nel mondo oc cidentale, è un esempio
della trasformazione di tale ri sveglio coltivando la mentalità
anti-occidentale e colpevolizzando gli Stati Uniti (l'Occidente,
assimilato in generale al mondo cristiano) per la propria
arretratezza economica e tecnologica e per l'appoggio dato alla
costitu zione dello Stato d'Israele. La delusione delle classi
medie e dei lavoratori per la mancata realizzazione delle
promesse fatte e per le sconfitte subite ad opera dello Stato di
Israele che vedono rafforzarsi continuamente, offre negli anni
'80 un terreno fertile per il diffondersi del l'integralismo
islamico, con le sue frange terroristiche, fi nanziato dai
petrodollari.
PETRODOLLARI: ELEMENTO Dl DESTABILIZZAZIONE
Considerando che la regione del Golfo è di importanza strategica
in quanto accumula le più grandi riserve
energetiche
vitali per la continuité dell'espansione economica
dell'Occidente, è opinione corrente che gli Stati Uniti abbiano
considerato le monarchie islamiche un baluardo degli interessi
dell'Occidente ed abbiano visto di buon occhio la diffusione dei
movimenti religiosi finalizzati a contrarre l'espansione
dell'influsso dell'URSS e del socialismo, movimento politico
collegato a Nasser che diffondeva velocemente nelle masse arabe
l'idea di unione panaraba all'insegna del socialismo non
allineato ed equidistante tra USA e URSS, dunque non
filoccidentale. La monarchia saudita era ostile al diffondersi
del
nazionalismo laico moderno svincolato dalle leggi religiose e lo
considerava un reale pericolo per tutte le monarchie délia
penisola (Arabia Saudita, Kuwait ed Emirati). Insieme con il
Pakistan questi Stati fondarono nel 1969 la Conferenza degli
Stati islamici. È noto che l'Arabia Saudita, il Paese più ricco.
ha finanziato in tutto il mondo le confraternité ed i movimenti
islamici per promuovere l'integralismo religioso in nome
dell'islam spargendo quotidianamente odio verso l'Occidente
corrotto e corruttore. Nella maggior parte dei Paesi musulmani
l'islamizzazione è portata avanti attraverso una propaganda a
tappeto che non tralascia l'uso di tutti i moderni mezzi di
comunicazione di massa.
RISENTIMENTO CONTRO L'OCCIDENTE
L'ostilità ribadita dal mondo arabo e musulmano può essere
ricondotta ai seguenti fattori:
• promesse non mantenute dagli Alleati per la creazione di un
regno hashimita quale contropartita dell'appoggio ricevuto dagli
arabi nella prima guerra mondiale contro l'occupazione ottomana.
Il regno avrebbe dovuto comprendere: Siria, Libano, Palestina,
Mesopotamia (Iraq e Giordania) ed Arabia, tutti ex territori
dell'impero ottomano.
• Cessione alla Turchia della regione di Antiochia, zona a
maggioranza araba con una forte comunità cristiana ceduta nel
1939 dalla Francia come contropartita della neutralità turca
durante la seconda guerra mondiale
• Creazione, favorita dall'olocausto ebraico, nel 19.... dello
Stato confessionale di Israele a connotazione occidentale sul
territorio della Palestina, abitata in prevalenza da arabi. a
scapito della precedente intesa creazione di un semplice
focolare nazionale ebraico
• Distruzione del carattere arabo, cristiano e musulma in
Palestina e sfollamento forzato di centinaia di migliaia di
abitanti, cristiani e musulmani.
• Rivalità delle potenze per il controllo delle fonti di energia
del Medio Oriente.
• Diffusione dell'estremismo islamico, promosso da Conferenza
degli Stati islamici guidata da Arabia Saudita e Pakistan e non
ostacolato dagli Stati Uniti, e propensi a contenere i movimenti
laici di unione araba appoggiati dall'ex URSS sotto la guida di
Nasser.
• Guerra Iran-Irak negli anni '80 con un milione di morti dove
più Stati (Israele compreso) hanno fornito armamenti alle parti
in guerra.
• Guerra del Golfo con più di 100.000 morti che, risolte poco
tempo, ha palesato la noncuranza e l'indifferenza per il Libano,
Paese a connotazione araba, da salvare dalle invasioni straniere
arabe, israeliane, iraniane, ecc:
• Sarajevo, in piena Europa, dove musulmani, cristiani
ortodossi, cattolici ed ebrei vivevano insieme da sec Sotto gli
occhi di tutti questa convivenza è stata distrutta.
Ulteriori difficultà nel rapporto fra mondo occidentale mondo
islamico vengono dal fatto che il divario economico aumenta tra
il nord del Mediterraneo, in maggioranza cristiano ed il sud a
maggioranza musulmana, suscitando il sentimento di frustrazione
delle masse arabe, spesso strumentalizzate politicamente. I
luoghi comuni de critica che si sentono ripetere contro
l'Occidente sono del tipo: il colonialismo economico è
subentrato a quello militare, il desiderio di rivincita contro
gli ex-colonizzatori, il senso di vittimismo, la fonte dei mali
dei popoli an... (povertà, sfruttamento. divisioni interne,...)
e loro debolezza di fronte ad un Occidente forte, ricco e,
soprattutto cristiano amico dei sionisti, fanno da propellente
al senso di frustrazione dilagante nelle masse abilmente
manipolate. Il terreno per la sfida si fa maturo.
DOPO L'11 SETTEMBRE
L'instabilità del Medio Oriente accompagnata dal …. diffuso
contro l'Occidente, sono risultati dei principali... menti del
terrorismo islamico, fonte di pericolo per tutto l'Occidente e
non soltanto per gli USA e gli stessi governi dell'area
mediterranea. Una popolazione araba frustrata nelle sue
aspirazioni in termini di educazione, inesistenza sociale e
sanitaria, e di prosperità, sarebbe facile preda del disordine
politico, continuando a rappresentare una minaccia per la
stabilità delta regione e del mondo. Inoltre, la presenza
maggioritaria di terroristi di nazionalità saudita ha scosso la
fiducia degli USA verso l'alleato di ferro, principale fornitore
di greggio ma pur sempre finanziatore dei movimenti islamici
avversi al modo di vivere occi dentale. Lo scopo principale
dell'intervento armato in Irak nel marzo è, a mio avviso,
di tentare
di introdurre nel cuore del mondo arabo, alle porte dell'Arabia Saudita, un governo che porti stabilità e non intralci il
processo di normalizzazione dei rapporti tra palestinesi ed
israeliani e di portare il benessere economico e sicurezza che
servano da esempio di governo nella regione. Il tutto
finanziato, ben s'intende, con il ricavato del petrolio iracheno.
Lo
sviluppo e la giustizia in un eli di libertà saranno il
propellente per la pace nel Medio Oriente, isolando le frange
estremiste e proponendo un esempio di nazionalismo (arabo e
israeliano) privo di estremismo religioso: il sogno dell'unità
araba tra musul mani, ebrei e cristiani. L'eliminazione della
turbolenza nella regione toglierebbe ai giovani il movente per
emigrare, tesaurizzando il patrimonio investito nei giovani
arabi. In quanto alla democrazia, non è un concetto
"prèt-à-porter" che si applica su un corpo sociale eterogeneo
ma, con la libertà di espressione, si potrà in un termine più o
meno
lungo svilupparne il processo rispettando i valori ancestrali ed
il pluralismo. Se la dinamica di pace troverà finalmente spazio
nel Medio Oriente, lo Stato ebraico, con la sua democrazia e la
sua sviluppata economia di mercato, ma desistendo dallo Stato
confessionale, non rischia più di trovarsi isolato in un'area
dove crescerà la coesione fra i Paesi arabi, ma piuttosto
agirebbe in sinergia con loro. Ad eccezione del Libano, sino
all'inter vento della forza di occupazione siriana, il mondo
arabo non ha conosciuto la libertà di espressione. Per il
Libano, liberato dal controllo siriano, si presenta
l'opportunità di ritrovare il leggendario spirito imprenditoriale libanese che ha costituito la forza della sua economia ed
il motore dello sviluppo economico dei Paesi del Golfo. Con il
loro tipico attivismo, ai di scendenti dei fenici è data
l'opportu nità di prendere l'iniziativa per lo svi luppo
economico di tutta la regione ed il rilancio culturale del mondo
arabo. Il pluralismo religioso e la vivacità culturale, che
potrebbero derivare dalla libertà di espressione nel Medio
Oriente con il nuovo corso, darebbero vigore alle antiche
civiltà di questa regione, che potrebbe riprendere il ruolo di
ponte fra Oriente e Occidente. Utopia? No: solo una speranza.
Pervenuto il 19.8.2003
accettato per la pubblicazione il 29.8.2003
Nota della Redazione
* * *
I contributi originali iniziano con l'elaborato di Giuseppe
Samir Eid su "Irak: non solo petrolio".
Il precedente articolo di Piero Marcenaro ("Rotary", maggio, pag.16) sulle origini, diciamo così, petrolchimiche dei
conflitti non solo ideologici nell'area medio-orientale ha
provocato consensi fra i lettori e sviluppato prevedibili code
aggiuntive alle asserzioni dell'Autore: non poteva andar
meglio, dato che scopo di ogni pubblicazione, le nostre nella
fattispecie, è anche quello di stimolare confronti ed ulteriori
precisazioni che non possono che giovare ad una miglio re
comprensione degli argomenti proposti e sviluppati, ancorché di
indole non rotariana. Da leggere con estrema attenzione non solo
in quanto è un sapiente sunto di diversi aspetti del "problema
Islam" ma anche poiché è difficile, è un mio sommesso pensiero,
trovare lettori - me compreso, in prima fila - con approfondita
conoscenza della storia dell'Islam, delle sue impulsioni, del
suo attuale status come religione e come filosofia di vita,
della sua allocazione nell'inizio millennio che stiamo vivendo,
della sua potenziale conflittualità con l'Occidente, vera o
presunta che sia. Ove si desiderasse ulteriore documentazione
in materia - e solo per riferirmi alle nostre pubblicazioni -
rammento l'articolo di Mangione, la replica di Consigli e la
precisazione di Mangione su "Rotary", rispettivamente di marzo
ed aprile.