ISLAM: OBIETTIVO ITALIA
Per Giuseppe Samir Eid, egiziano, a Milano da molti anni, esiste
un preciso progetto per islamizzare il nostro paese. Giuseppe
Samir Eid, nato in Egitto da genitori di origine siro-libanese,
vive in Italia da quarant'anni. La sua è una storia singolare:
ha sposato una Marzotto di Valdagno, è consulente di gestione
economica d'impresa, collabora con il Centro ambrosiano di documentazione per le religioni e ha pubblicato diversi volumi tra
cui Cristiani e musulmani verso il 2000 (Paoline) e L'islam:
storia, fede e cultura (La scuola). «Ho conosciuto - racconta -
mia moglie Clotilde, veneta, a Londra dove conseguivo una
specializzazione nel campo del controllo economico delle
imprese, e lei perfezionava la lingua. Dopo i primi anni di
innamoramento, il problema principale che abbiamo avuto è stato quello della differenza culturale e di mentalità: lei era
autonoma finanziariamente e di forte personalità, cosa che si
addice difficilmente all'educazione ricevuta in un paese
arabo. Non esisteva, invece, il problema religioso, essendo
tutti due cattolici. Msa. L'apporto dei lavoratori
extracomunitari per l'economia italiana è diventato
indispensabile? Samir Eid. Considerando il costo sociale
dell'immigrazione, senza una pianificazione socioeconomica e
una chiara strategia, a lungo termine, credo che sia più conveniente per l'Italia fare una politica che incentivi i disoccupati italiani a svolgere le funzioni demandate ad altri.
Inoltre, tenendo presente che l'immigrato proviene da uno stato
povero e con il suo lavoro contribuisce ad arricchire uno stato
più ricco, il risultato globale è l'aumento del divario
economico tra i paesi ricchi e i poveri. Secondo lei, l'islam è
disposto all'integrazione?
L'immigrazione islamica in Italia
rappresenta circa un buon terzo degli immigrati regolari. I
centri islamici potrebbero svolgere un ruolo fondamentale per
migliorare l'integrazione nel paese di adozione e fare da ponte
tra le due rive del Mediterraneo, invece alcuni di loro sono
espressione del fondamentalismo dichiarando la superiorità
della religione musulmana rispetto a tutte le altre e hanno un
progetto per l'Italia: introdurre l'islam nel paese. Kabul non
è chi sa dove, lontana 6 mila chilometri dall'Italia: delle
piccole Kabul sono già dentro le nostre città.Usi e costumi importati dal Medio Oriente, superati e
ormai abbandonati nelle grandi città del mondo arabo, sono
presentati come fondamenti culturali e religiosi. L'ignoranza e
forse l'eccesso di garantismo dei nostri opinion makers fanno
sì che siano accettati sotto la copertura di libertà religiosa.
La libertà d'opinione e di scelta dell'Europa potrebbe
presentare un'occasione per i musulmani di riflessione e di
discussione per anteporre la conversione interiore alle
proibizioni? Un'occasione per cristiani e musulmani di
reciproco arricchimento spirituale.
Intervista di Laura Pisanello a Giuseppe samir Eid