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Irak, democrazia, Islam,
vuoto di potere
Un paese dove vige la
democrazia è quello da Lei definito, caro Mieli, dove vigono
libertà di pensiero, di scelta religiosa, di uguaglianza di
diritti tra i cittadini senza alcuna discriminazione di sesso o
di credo religioso. La democrazia non è un abito "pret à porter"
ma va conquistata a caro prezzo, un prezzo che i popoli
occidentali e quello irakeno stanno pagando caro. Mi chiedo se
la strada imboccata attualmente sia quella giusta per la
conquista della meta cosi ambita; infatti, le vicende quotidiane
della guerra in atto riportano sempre più che il controllo della
popolazione, almeno di quelli che fanno notizia e più
vociferanti, rimane da parte degli ulemas e degli imam delle
moschee. E’ evidente che lasciare il periodo di transizione agli
irakeni sarebbe dare mano libera al potere religioso, che ha
prontamente riempito il vuoto lasciato da Saddam e sembra essere
diventato l’interlocutore privilegiato dei governi occidentali
in questo momento delicato. Non saranno loro a rappresentare il
popolo, o dettare le loro condizioni per decretare la legge
islamica?. Una legge prevalente in tutti i paesi arabi ma che
non contiene gli ingredienti di quello che noi chiamiamo
democrazia:libertà e uguaglianza.
Giuseppe Samir Eid
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Intendono
fornire gli strumenti per una inclusione sociale del flusso migratorio,
gettare una luce sui diritti umani e la condizione di vita dei
cristiani nel mondo islamico da cui proviene l'autore.La conoscenza
dell’altro, delle diversità culturali e religiose
sono ingredienti primari per creare la pace nei cuori degli uomini
ovunque, premessa per una serena convivenza e convinta cittadinanza sul
territorio. |