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Un lettore domanda:
È sempre lo stesso Dio?
2014
Il dott. Giuseppe Samir Eid, nato in Egitto da genitori di
origine siro-libanese, ha lavorato per aziende multinazionali
operanti anche nei paesi islamici; co-fondatore del CADR, Centro
Ambrosiano di Documentazione per le Religioni e autore di
numerose pubblicazioni sulle realtà dell’immigrazione araba in
Italia e nostro parrocchiano, ha sottoposto a don Walter alcune
precisazioni sull’esortazione apostolica di papa Francesco
“Evangelii gaudium” alle quali volentieri il nostro parroco ha
risposto. Ringraziamo il dott. Eid per la sua provocazione.
Scrive il dott. Giuseppe Eid:
I musulmani “adorano con noi un Dio unico, misericordioso” (n.
252) – Io prenderei con cautela questa frase in quanto abbiamo
due concezioni abbastanza diverse dell'unicità divina È vero che
i musulmani adorano un Dio unico e misericordioso ma questa
frase suggerisce che le due concezioni di Dio sono uguali.
Invece nel cristianesimo Dio è Trinità nella sua essenza,
pluralità unita dall'amore. È un po' più che sola clemenza e
misericordia. Quella musulmana caratterizza Dio come
inaccessibile. La visione cristiana dell'unicità trinitaria
sottolinea che Dio è Amore che si comunica:
Padre-Figlio-Spirito, oppure Amante-Amato-Amore, come suggeriva
Sant'Agostino.
Poi, anche la misericordia del Dio islamico cosa significa? Che
Lui fa misericordia a chi vuole e non la fa a coloro a cui non
vuole. “Dio fa entrare nella Sua misericordia chi Egli vuole”
(Corano 48:25). Queste espressioni si trovano in modo quasi
letterale nell’Antico Testamento (Esodo 33:19). Ma non si arriva
mai a dire che “Dio è Amore” (1 Giovanni 4:16), come si esprime
san Giovanni.
La misericordia nel caso dell’Islam è quella del ricco che si
china sul povero e gli concede qualcosa. Ma il Dio cristiano è
colui che scende verso il povero per innalzarlo al suo livello.
Non mostra la sua ricchezza per essere rispettato (o temuto) dal
povero: dona se stesso per far vivere il povero. Queste
differenze non debbono scoraggiare le persone di buona volontà
di condividere preziose risorse per costruire la cultura globale
della Pace e della Fraternità.
Don Walter risponde:
1. Quanto affermi è vero, ma la correttezza della affermazione
che i musulmani “adorano con noi un Dio unico, misericordioso” è
compensato dal fatto che, per correttezza di lettura, non ci si
ferma o non ci si dovrebbe fermare alla affermazione del n. 252
della “Evangelii gaudium”, ma la dovrebbe leggere nella sua
interezza, evidenziandone l’intenzione che è la riscoperta di un
annuncio gioioso del vangelo di Gesù Cristo nel mondo
contemporaneo
2. Tenendo inoltre conto ad esempio che nel numero precedente,
il 251, si afferma che “in questo dialogo, sempre affabile e
cordiale, non si deve mai trascurare il vincolo essenziale tra
dialogo e annuncio, che porta la Chiesa a mantenere ed
intensificare le relazioni con i non cristiani. Un sincretismo
conciliante sarebbe in ultima analisi un totalitarismo di quanti
pretendo di conciliare prescindendo da valori che li trascendono
e di cui non sono padroni. La vera apertura implica il
mantenersi fermi nelle proprie convinzioni più profonde, con
un’identità chiara e gioiosa, ma aperti ‘a comprendere quelle
dell’altro’ e ‘sapendo che il dialogo può arricchire ognuno’.
Non ci serve un’apertura diplomatica, che dice sì a tutto per
evitare i problemi, perché sarebbe un modo di ingannare l’altro
e di negargli il bene che uno ha ricevuto come un dono da
condividere generosamente. L’evangelizzazione e il dialogo
interreligioso, lungi dall’opporsi tra loro, si sostengono e si
alimentano reciprocamente”.
3. Infine, la citazione che poi tu fai del n. 252 tralascia una
seconda parte della frase che completa gli elementi in comune
tra Islam e Cristianesimo: “…un Dio unico, misericordioso, che
giudicherà gli uomini nel giorno finale” (Lumen gentium 16). che
significa che questa impostazione dialogante con l’Islam che “in
quest’epoca acquista una notevole importanza…” non è propria e
anzitutto dell’”Evangelii gaudium” di papa Francesco, ma
proviene da più lontano, da un documento del Vaticano II al
quale papa Francesco non può che attenersi.
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Intendono
fornire gli strumenti per una inclusione sociale del flusso migratorio,
gettare una luce sui diritti umani e la condizione di vita dei
cristiani nel mondo islamico da cui proviene l'autore.La conoscenza
dell’altro, delle diversità culturali e religiose
sono ingredienti primari per creare la pace nei cuori degli uomini
ovunque, premessa per una serena convivenza e convinta cittadinanza sul
territorio. |