PATRIMONIO CULTURALE CRISTIANO ARABO
Ed. La Scuola - 12-1996
Può essere utile ricordare che i musulmani, provenienti
dall'Arabia, si stabiliscono in Medio Oriente verso il 640 d.C.
i cristiani invece occupavano queste terre fin dai primi tempi
della diffusione del Cristianesimo.
1. Arabi: musulmani o cristiani?
Possiamo parlare quindi di arabi o di musulmani ? Chiariamo,in
primo luogo, che cosa si intende con il termine arabo. In
Occidente si utilizzano spesso indifferentemente le parole arabo
e musulmano, quasi fossero sinonimi e ci fosse una coincidenza
di significato tra le due espressioni. Le cose stanno però
diversamente. Il termine arabo indica un'area geografica e
culturale, non un'identità etnica, nè un'appartenenza a una
confessione religiosa.
L'arabità, dunque, corrisponde ad un'appartenenza linguistica ,
culturale, politica e storica I cristiani sono parte integrante
del mondo arabo e, come i musulmani non sono più arabi dei
cristiani, così i cristiani non lo sono meno dei musulmani.
L'omogeneità linguistica e culturale dei paesi che noi definiamo
oggi arabi è il risultato dell'espansione dell'islam.
L'islamizzazione ha imposto a popoli diversi l'arabizzazione e,
nella maggior parte dei casi, l'adozione della stessa lingua.
L'elemento arabo originario è oggi una minoranza all'interno del
mondo musulmano: soltanto il 15-20 % del totale. Il più popoloso
paese musulmano è oggi l'Indonesia: circa l'88% della
popolazione che comprende circa 191 milioni di persone si
dichiara seguace di Muhammad ( The World Almanac, Pharos Books,
N.Y.,1992, p.725). La cifra equivale all'intera popolazione
araba che si definisce musulmana.
Bisogna aggiungere che circa il 10% degli arabi è oggi di
religione cristiana. Alla luce di queste osservazioni i confini
del concetto di arabità si estendono. Sebbene l'Occidente non
distingua,a volte,tra arabi e musulmani Benché l'europeo medio
non faccia molta differenza tra occorre raggiungere la massima
chiarezza.
I cristiani che vivono in Medio Oriente vengono visti spesso
come intrusi . In realtà, l'elemento cristiano in queste terre è
autoctono. Un esempio è rappresentato dalla comunità copta in
Egitto,che raccoglie l 'eredità della civiltà egizia, passa
attraverso l'esperienza prima ellenistica e poi cristiana e dà
origine a figure di grande rilievo: Origene e Atanasio, Cirillo
e i grandi padri del monachesimo orientale, come S. Antonio, il
cui monastero sorge nei pressi dell'entrata del canale di Suez.
Ricordiamo, in Medio Oriente, le comunità siriache. quelle
ortodosse, melkite nell'area palestinese, maronite nel Libano.
La mancanza di chiarezza nel distinguere spesso i termini arabo
e musulmano, rappresenta per i cristiani mediorientali un grave
danno culturale.
2. Cenni storici
Prima della conquista musulmana, iniziata nel VII secolo da
Muhammad e portata a compimento dai suoi successori, in Medi
Oriente, prevalentemente cristiano,spiccavano due culture :
quella ellenistica e quella siriaca. In questo dualismo
culturale presente in ambito cristiano ha origine e sviluppo la
civiltà araba vera e propria.
Gli storici affermano che già alcuni secoli prima dell'avvento
dell'Islam, in Medio Oriente erano presenti tribù arabe
cristiane. Già nel III secolo a.C. esistevano regni arabi a
Tripoli,nel Libano, e a Petra, in Giordania, presso i Nabatei.
Nello stesso periodo si ha notizia di due tribù arabe di Siria
,i Manadhira e i Ghassanidi. Cristiani ed ebrei hanno conservato
e tramandato il loro patrimonio culturale anche dopo la
penetrazione islamica.
Taha Hussain, scrittore egiziano di chiara fama, ricorda in uno
dei suoi numerosi scritti "quella poesia pre-islamica che, pur
germogliata in epoca precedente alla rivelazione coranica, era
ritenuta modello insuperato di espressione artistica e massima
manifestazione dello spirito e della cultura degli arabi, tanto
da condizionare ancora nelle forme e nei contenuti la produzione
poetica che, tra le espressioni letterarie ed artistiche in
generale, occupava e continua ad occupare un posto di primaria
importanza" (Paolo Branca,Voci dell'islam moderno, Marietti
1991, pp.51).
Dopo l'avvento dell'Islam, le comunità cristiane mediorientali
e, in parte, quelle spagnole, si arabizzano velocemente,
portando con sè il ricco patrimonio della tradizione greca,
copta, siriaca e latina. Ad esse spetta il grande merito di aver
tradotto in arabo le più importanti opere scientifiche e
letterarie greche e sire, permettendo così agli "invasori nomadi
del deserto", cioè i musulmani, di avvicinarsi alle discipline
orientali.
"Zoroastriani, giacobiti (copti e siriaci),
nestoriani, melchiti ed ebrei tradussero in arabo i trattati
d'astronomia, medicina, alchimia, filosofia, oltre alle opere
letterarie ed epiche. Quest'opera di traduzione ha determinato
la creazione di termini nuovi ed il rimodellarsi della lingua e
della grammatica araba alla luce di nuovi schemi concettuali,
non soltanto filosofici, scientifici e letterari, ma anche
economici e politici. (...) I centri di civiltà che avevano
illuminato l'Oriente andavano in rovina, ma altri ne andavano
sorgendo: Kufa, Damasco, Bagdad, Kairouan, Cordova, Siviglia,
ecc... Verso questi centri accorrevano ora dotti e letterati"
(Bat Ye'or, Les chrétients d'Orient entre jihad et dhimmitude,
Paris, 1991, pag. 276)
Questo fenomeno ha dato origine a una grande fioritura nelle
arti e nelle lettere che si è protratta per tutto il Medioevo.
Carlo Magno restava stupefatto davanti ai regali che gli inviava
il califfo Harun al- Rashid.
Le traduzioni degli arabi cristiani e degli ebrei consentirono a
S. Tommaso d'Aquino, filosofo, santo e dottore della Chiesa
(1225-1274), di scoprire Aristotele e di porre le basi della
filosofia moderna.
La cultura europea entrò in contatto con il pensiero del
filosofo Yehia Ibn Takriti (+ 974), considerato uno dei maggiori
del X secolo.
Ancora grazie ai cristiani il Medio Oriente ha conosciuto la
stampa, introdotta per la prima volta in Libano e destinata ad
imprimere un nuovo dinamismo alla diffusione della cultura.
L'apertura dell'Egitto agli stranieri da parte del viceré
Mohamed Ali (il Kedive) 1769.- 1849 , fece poi accorrere un gran
numero di siro-libanesi nel paese. Molti si dedicarono con
profitto al commercio e al giornalismo. Il primo quotidiano in
lingua araba, Al Ahram, fondato da due fratelli cristiani,
Bishara e Selim Takla nel 1875, sarebbe in seguito diventato il
quotidiano più importante del mondo arabo.
Il Cairo e Beirut sono i centri principali dell'editoria in
lingua araba.
"Tra i periodici di idee, che aprirono una finestra sulla
cultura, la scienza e la tecnologia dell'occidente, vi furono i
due prodotti al Cairo da cristiani libanesi: "al-Muqtataf" di Ya'qub
Sarruf (1852-1927) e Faris Nimr (1855-1951), e "al-Hilal" di
Jurji Zaydan (1861-1914). Analoga impresa fu quella di
un'enciclopedia, pubblicata in fascicoli periodici, prodotta da
Butrus Bustani (1819-1883 e dalla sua famiglia, compendio del
sapere moderno, che mostra che cosa si sapesse e si comprendesse
a Beirut e al Cairo nell'ultimo quarto del XIX secolo" (Albert
Hourani, Storia dei popoli arabi, Arnoldo Mondadori
Editore,1992, pp.303-304).
3. Caratteristiche dell'eredità culturale arabo-cristiana
Per secoli in Medio Oriente la cultura dominante è stata quella
greca, come testimonia anche la redazione in lingua greca dei
Vangeli . Spesso si faceva però ricorso anche al siriaco, al
copto e all'aramaico. Solo molto più tardi la lingua araba
divenne un fattore importante per l'unificazione di culture
diverse. L'arabo di tradizione cristiana, immerso in un ambiente
musulmano, fu chiamato a precisare continuamente la propria
fede, soprattutto per la formulazione di concetti che i
non-cristiani non erano sempre in grado di capire, con il
rischio di stravolgere il messaggio evangelico. Occorre spiegare
e chiarire termini non sempre univoci, come la Trinità, concetto
che in ambiente musulmano incontra più di una difficoltà, perché
mette in dubbio la fede monoteista. Per questa ragione, sembra,
alla fine di ogni segno di croce i fedeli mediorientali sentono
il bisogno di aggiungere: "Dio è Uno e Unico. Amen!".
I cristiani, spronati a dimostrare l'unità della propria fede
pur nella molteplicità delle confessioni, hanno dato vita ad una
ricca produzione di trattati teologici in lingua araba. Queste
opere, che risalgono ai primi secoli della dominazione islamica,
hanno un grande valore ecumenico, perché superano di fatto le
divisioni tra le diverse comunità e tradizioni cristiane.
I primi trattati di teologia risalgono all' VIII secolo. Ci sono
poi commenti in lingua araba della Bibbia, delle lettere degli
apostoli e le preghiere liturgiche. Il primo codice di diritto
canonico, che risale al XIII secolo, venne pubblicato a Damasco
ed è tuttora in vigore nelle Chiese maronita e copta. La prima
traduzione del Vangelo è del IX secolo, mentre le litanie del Re
Davide, tradotte in versi a metà del secolo X dal vescovo
andaluso El Hafs Ibn El Ber , sono considerate una perla della
letteratura araba cristiana.
Nel campo della storiografia, la grande attenzione per la storia
religiosa e civile mostrata nei secoli precedenti dalle comunità
siriache, greche e copte, proseguì poi con i cristiani arabi. Si
distinsero Hunayn Ibn Ishak (809-873), un medico che scrisse una
storia dell'umanità da Abramo sino all'avvento dell'islam, e
Ishak Ibn Hunayn (830-910), autore di una storia della medicina.
Oltre agli argomenti di natura religiosa, le opere degli autori
arabi cristiani riguardano, fino al XIII secolo, le scienze. I
traduttori creano per le scienze mediche un vocabolario che la
lingua araba non possedeva. Le accademie di Damasco, Bagdad, Il
Cairo, fondate da cristiani, hanno dato un immenso contribuito
alla costruzione del patrimonio linguistico e culturale arabo.
Qui vennero tradotte dal siriaco in arabo le opere greche di
medicina e di filosofia.
"La prima opera scientifica in lingua araba fu un trattato di
medicina scritto in greco da Ahrun, un sacerdote cristiano di
Alessandria, e tradotta dal siriaco in arabo nel 683 da
Masarjawayh, un medico ebreo di Basra, Iran. In Babilonia, sotto
gli Abbassidi, la medicina era ancora insegnata in aramaico. Ibn
Bakhtishu( +771) , medico nestoriano, chiamato da al-Mansur a
Bagdad, fonda un ospedale di cui suo figlio( +801) diventa primo
medico. Un giacobita, Yuhanna b. Masawayh (777-857), medico,
traduttore e oftalmologo, scrive in arabo il primo trattato
d'oftalmologia.(op. cit. pag. 276).
L'orientalista tedesco Manfred Ullmann, nel suo libro " La
medicina nell'islam", ricorda che per tutto il Medioevo i
migliori medici furono i cristiani arabi,le cui opere
costituivano la fonte della scienza medica del tempo.
Anche la matematica e la geometria furono al centro
dell'attenzione dei traduttori. Il merito è di Kasta Ibn Luca (+
912) che tradusse "Gli elementi" di Euclide, contribuì a creare
una terminologia matematica araba e compose anche una storia del
pensiero greco e un'enciclopedia della storia.
Nell'astronomia si distinse Yehia Ibn Gharir Al-Takriti (+1080)
con la sua opera "Guida alla scienza dell'astronomia",
considerata un testo classico.
Nel campo dell' arte,gli architetti,i muratori, gli artisti e
anche i prigionieri, reclutati spesso come mano d'opera , ebbero
un ruolo fondamentale nel promuovere tecniche e stili.
" I motivi floreali e geometrici, l'abbondanza di riproduzioni
di animali, proprie dell'arte persiana e ellenistica,
continuarono a contraddistinguere l'architettura omayyade e
abbasside. La Cupola della Roccia a Gerusalemme, costruita tra
il 687 e il 690, è di concezione e di stile bizantino; Bagdad fu
costruita nel 762 da centomila architetti, operai e artisti
arrivati dalla Siria e dalla Mesopotamia. Questa immensa opera
di trasmissione della scienza attraverso la lingua araba
raggiunge il suo apogeo sotto i primi Abbassidi, la cui corte,
completamente iranizzata, si sforzava di riprodurre gli
splendori del regno di Cosroe e della dinastia dei Sassanidi. E'
questa l'epoca delle traduzioni (750-850) incoraggiate da al-Ma'mum,
fondatore nell'830 di una biblioteca (Bayt al-Hikma) in cui
vennero tradotte opere dal sanscrito, dal persiano,
dall'aramaico, dal greco" (op. cit. pag. 277).
Alcuni degli autori cristiani che hanno contribuito con la loro
opera alla creazione della splendido patrimonio culturale arabo
sono molto conosciuti anche in Occidente: Hunayn Ibn Ishaq ,
considerato il più grande traduttore dal greco e dal siriaco,i
cui libri venivano pagati a peso d'oro dal califfo Ma'amun, Bar
Hebraeus, autore del Chronicon e deceduto nel 1286 e,in epoca
moderna, Gibran Khalil Gibran, autore del Profeta, morto nel
1931. Accanto a questi grandi, c'é però un'immensa schiera di
autori, meno noti ma ugualmente importanti, di libri di storia
religiosa e civile.
4. Censimento del patrimonio culturale
Per far conoscere gli autori cristiani, un comitato di esperti,
coordinati dal p. Samir khalil ,che fa capo all'università St.
Joseph di Beirut, ha iniziato a catalogare tutto il materiale
pubblicato dai cristiani in lingua araba. Sono testi di
filosofia,di matematica,di teologia, di botanica pubblicati
entro i confini di un immaginario impero islamico,dall'India
all'Andalusia. E' un'impresa di grande importanza che servirà a
valorizzare e a far conoscere il patrimonio culturale
arabo-cristiano. Finora sono stati censiti circa 2 mila autori e
20 mila opere, edite soltanto in piccola parte.
Il comitato di lavoro ha concordato alcune definizioni . Per
"patrimonio" si intende l'insieme della tradizione cristiana,
pur mettendo l'accento sul periodo classico (730-1350); per
"arabo" si intende invece tutto ciò che gli autori hanno
prodotto nella lingua in cui è Corano. Questo censimento vuole
in sostanza, con una chiara ispirazione ecumenica, riportare
alla luce un tesoro di inestimabile valore, prescindendo, dal
contenuto delle opere e dalle comunità cristiane di appartenenza
degli autori. Si cerca così di indurre i cristiani a riscoprire
la propria identità araba, andando al di là delle distinzioni
religiose attuali, e di favorire la riappropriazione delle
radici culturali arabe, nella speranza di frenare l'esodo
Occidente.
5.Simbiosi tra civiltà
La storia insegna che la civiltà è il frutto di una sintesi tra
tradizione e novità. Il principale merito dei cristiani arabi
sta nell'aver amalgamato le civiltà siriaca, ellenistica e
persiana con quella araba.
"Questo movimento intellettuale indirizzò le forze migliori
delle comunità all'islamizzazione degli scienziati e dei dotti
preoccupati di poter mantenere le condizioni favorevoli allo
studio. I motivi di conversione degli eruditi dhimmi furono
molteplici: accesso facilitato alle fonti, borse di studio,
gelosie e rivalse sui concorrenti musulmani. Questa corrente
islamizzata aumentò con il grande flusso di liberti e di
schiavi. Ricordiamo Abu Hanifa (767), fondatore della scuola di
diritto hanafita, il musicista persiano Ibrahim al-Mawsili
(742-804), Jawhar, conquistatore dell'Egitto (969) per il
fatimida al-Mu'izz, e fondatore del Cairo e della moschea
al-Azhar." (op. cit. pag. 277-279).
Questa simbiosi si è ripetuta in epoca più recente, con la
rinascita della cultura araba verso la fine del XIX secolo. La
civiltà è proprio questo: una fusione armonica del passato e
futuro
Giuseppe Samir Eid