IL PAPA E I NOSTRI FRATELLI MUSULMANI
Il Papa e i nostri fratelli musulmani
A seguito del clamore suscitato in certi ambienti dall’augurio
del Papa in occasione del termine del digiuno prescritto dal
corano credo che la globalizzazione e l’immigrazione dei
musulmani hanno creando un contatto ravvicinato con altre
civiltà ci ha fatto prendere coscienza del‘identità di fondo e
dei valori sui quali la nostra di civiltà si è sviluppata ma ai
quali molti di noi si sono assuefatti; lo considero invece un
esempio della ricchezza che può essere generata dalla
globalizzazione. Una ricchezza che può realizzarsi offrendo alla
persona immigrata dignità e l’opportunità di uno sviluppo umano
per una integrazione propositiva, in contrasto con l’esclusione.
Inclusione invece non può voler dire spostarsi un po’ per far
posto anche all’altro, a qualsiasi altro. Vuol dire costruire
con la ragione un quadro di valori umani, una cornice del bene
comune e dentro questa cornice far posto a chi la condivide, pur
se di religione o di cultura diversa. Senza di ciò non si dà
vera inclusione. Questo compito è eminentemente politico e la
politica che se ne volesse esimere, limitandosi ad accogliere
senza includere, non svolgerebbe il proprio ruolo. Mi auguro che
ogni Comunicatore religioso e non, musulmano o altro si senta
impegnato ad essere infaticabile operatore di pace e strenuo
difensore della dignità della persona umana e dei suoi
inalienabili diritti. Un ultimo augurio non meno importante anzi
è che i responsabili della comunicazione della Santa Sede
provvedano a far pubblicare e circolare su i media islamici,
televisioni radio e carta stampata, i buoni propositi scambiati
a livello alto pena che rimangono veramente in alto senza
raggiungere il popolo.”
Giuseppe Samir Eid