Nel corso di questi anni è stata a
più‚
riprese sottolineata l'importanza del dialogo fra Cristianesimo e Islam
come componente fondamentale di un nuovo umanesimo religioso. Molti sono
stati anche i suggerimenti dati per tradurre in pratica questo auspicio,
attingendo alla secolare storia delle comunità cristiane presenti nei paesi
arabi.
In queste pagine vorrei riprendere la riflessione su alcuni atteggiamenti
fondamentali, all'interno dei quali ciascuno potrà orientare il proprio
impegno.
1. Valori comuni e differenze
L'elemento base da cui partire, in un rapporto fra orizzonti culturali
cos„ diversi, e lo sforzo di conoscenza reciproca fra
cristiani, e musulmani senza dimenticare ovviamente gli ebrei anche se il
piano di lavoro riguarda principalmente l'Islam. Occorre che tutti i
credenti si abituino a guardare alle altre fedi con l'atteggiamento di chi
vuole scoprire i valori religiosi e spirituali in esse racchiusi. Un comportamento
questo che permetterà di mettere in luce, oltre alle differenze, anche i
valori comuni. Senza sminuire ciò che ci distingue, ci scopriamo uniti nella
fede nell'unico Dio, nell'ascolto della Parola rivelata per mezzo dei
profeti, nella convinzione che il mondo ha avuto un'origine ed è destinato
a finire. La fede comune, nel giudizio finale e nella
ricompensa nell'aldilà può essere il germe di un nuovo tipo di rapporti fra
ebrei, cristiani e musulmani. Pur rispettando l'identità di ciascuno, i
credenti di buona volontà potranno così ritrovarsi a testimoniare
insieme la fede nell'unico Dio.
Da parte cristiana sono sorti vari movimenti per il dialogo interreligioso,
che non deve restare per… un'iniziativa
unilaterale. La comprensione e l'approfondimento della fede cristiana è una
necessità meno sentita dai nostri fratelli musulmani? Il significato più
profondo del dialogo va ritrovato nello sforzo di compiere insieme un
profondo discernimento di quella che è la volontà del Dio della storia.
"L'approfondimento delle diverse tradizioni religiose fa scaturire
nuove energie per un destino comune degli uomini : le diverse religioni non
dividono, ma portano nel profondo a trovare il senso sacro dell' uomo"
(Andrea Riccardi, La pace e' possibile, Edizioni
San Paolo, Milano 1993, pp.134).
Anche nel dialogo si tratta di disporre il cuore attraverso la preghiera
all'incontro più profondo con Dio. Sappiamo che la fede è un dono gratuito
per chiunque sia pronto ad aderire alla volontà di Dio. "Bisognerebbe
esaltare i valori di preghiera, di silenzio e di meditazione, affinché
tutti ascoltino Dio e imparino così„ ad ascoltare
meglio i loro interlocutori. La fratellanza in Dio aprirebbe così la strada
alla fratellanza degli uomini." (Maurice Borrmans,
Orientamenti per un dialogo tra cristiani e musulmani, Pontificia
Università Urbaniana, Roma
1988, pag. 169)
"Così facendo, cristiani e musulmani si rendono capaci di superare gli
stretti limiti delle loro appartenenze comunitarie, per interrogarsi sul valore
delle diverse famiglie religiose, alla luce dei decreti insondabili del Dio
salvatore (op. cit., pag. 149)".
La sfida del futuro sta nel saper dare una risposta comune ai problemi
della fine del XXI secolo, oltre a preparare le nuove generazioni alla
convivenza multi etnica religiosa e culturale.
2. Rapporto personale
L'urgenza dei problemi futuri ci deve convincere della necessità di
ricercare momenti concreti di dialogo e condivisione, privilegiando il
contatto personale. E' nel rapporto diretto con l'altro che è possibile un
incontro autentico, al di là delle dispute teologiche. L'incontro personale
con i nostri fratelli musulmani, ci prometterà di scoprire le differenze ma
anche le molte consonanze capaci di rinsaldare sempre di più il dialogo.
Se tutto quanto detto finora è vero, non possiamo che rimarca e ancora una
volta che il servizio reso in Occidente dai centri di accoglienza per gli
mm grati non deve essere fine a se stesso. Occorre cercare di stabilire un
lega e, un incontro anche a livello spirituale. I valori della conoscenza
reciproca e della libertà religiosa sperimentati in Europa devono
costituire una spinta per far cadere atteggia enti e impedimenti legali che
ostacolano l'uguaglianza nei diritti umani e della libertà religiosa, e un
rapporto fraterno fra i credenti nell'unico Dio.
Cristiani e musulmani hanno il dovere di cercare per i problemi
fondamentali soluzioni dettate dalla fede in Dio e dall'amore degli uomini.
"Cos'é l'uomo? Qual'é il significato del dolore, del male, della morte
che malgrado ogni progresso continuano a sussistere? Cosa valgono queste
conquiste a cosi caro prezzo raggiunte? Che cosa reca l'uomo alla società,
e cosa può attendersi da essa? Cosa ci sarà dopo questa vita? (Gaudium et
Spes, n.10)".
3. Cultura per dialogare
Secondo lo storico italiano Franco Cardini, solo la cultura
è in grado di
favorire la conoscenza dell'altro e il ravvicinamento fra le due rive del
Mediterraneo. "Sappiamo bene che molti mali, a cominciare dalla
diffidenza e dall'incomprensione, vengono dall'ignoranza: ecco perché
insistiamo sulla necessità di conoscere la varia e articolata realtà del
mondo vicino-orientale. Una realtà che va non solo studiata, ma anche
difesa nella sua multiforme sostanza. Oggi circola in Occidente una funesta
retorica dell'appiattimento, dell'omologazione, dell'assimilazione: come se
la diversità fosse, in se stessa, portatrice solo d'incomprensione e di
ostilità. E' vero forse addirittura il contrario: solo attraverso la piena
e cosciente accettazione della propria identità (etnica, religiosa,
culturale) che s'impianta il confronto; e che su di esso si costruisce un
dialogo che non deve risolversi in forme di sincretismo livellatore bensì
nel riconoscimento della complementarità di ogni cultura nei confronti del
mondo e della storia. Amare gli altri attraverso se stessi; riconoscere gli
altri in se stessi; saper distinguere le tracce delle radici comuni che ci
uniscono agli altri e pertanto quell'unità profonda che esiste anche se,
agli sguardi superficiali, può presentarsi come diversità. Questo ci sembra
al giorno d'oggi importante. "(La Porta d'Oriente Newsletter dicembre
1993, ENEC Europe-Near East Centre,
pp.3)..
Tutti oggi parlano di pace sulla terra, ma il significato comune è
diventato quello di "assenza di guerra". Noi vorremmo dare a
questo termine un senso più ampio, utilizzando tutti i mezzi in nostro
possesso per incrementare la conoscenza reciproca fra i popoli e consolidare
il sentimento di fratellanza tra gli uomini.
Tra gli ambiti in cui è possibile questa azione vi è il turismo, che
permette di abbinare l'aspetto socio-culturale alle semplici visite
archeologiche o ai soggiorni di piacere, sviluppando la conoscenza
reciproca. Vi è poi il mondo accademico, dove è possibile proporre momenti
di confronto fra le culture per ampliare gli orizzonti dei giovani
universitari che possono più facilmente essere tentati delle teorie
estremiste.
Nel mondo della scuola in generale possono essere utili scambi culturali
fra scolaresche, campi di lavoro, esperienze di collaborazione fra docenti
provenienti a diversi ambiti culturali.
4. Integrazione, non assimilazione
La separazione fra sfera dello stato e sfera della religione esistente in
Occidente offre indubbiamente una maggior possibilità di integrazione
sociale ai milioni di musulmani che ormai vi risiedono. Il termine
"integrazione" qui inteso come adesione ai valori fondamentali
della società di approdo senza che si rinunci alla cultura di origine. Al
contrario dell'assimilazione, l'integrazione richiede un'apertura reciproca
per una convivenza con pari dignità.
Rimane il fatto che l'Islam, da pochi decenni massicciamente presente in
Europa, è alla ricerca della propria identità, ma manifesta la tendenza a
rinchiudersi sull'esperienza dei paesi di provenienza, a cui deve ricorrere
per il servizio religioso, l'insegnamento e i finanziamenti. La chiusura
culturale mette a repentaglio l'inserimento nella società, fa crescere
incomprensioni e rancori tra le nuove generazioni, escludendo le comunità
musulmane dai benefici sociali ed economici ai quali ogni cittadino ha
diritto.
Dall'Islam in Europa ci si attende una convivialità spirituale fondata sui
valori contenuti nel messaggio coranico. L'immagine che l'Islam dà oggi di
sé è contraddittoria e d formata. Sembra prestare maggiore attenzione a
questioni che non hanno radici religiose (il velo, la discriminazione tra i
sessi) piuttosto che alla dimensione interiore della persona.
In realtà, soltanto una piccola parte dei 6236 versetti del corano si
occupano di questioni normative. "Il corano è composto da 6236
versetti, solo 228 sono consacrati a prescrizioni giuridiche, tra le quali
70 riguardano la famiglia, 70 il codice civile, 13 la giurisdizione e la
procedura, 10 il diritto costituzionale, 10 l'ordine economico e
finanziario, 25 le relazioni internazionali, 30 il codice penale.
Complessivamente, il 3% del corano si occupa del diritto, e lo 0,05% delle
questioni penali, mentre la quasi totalità di esso tratta della fede e
della morale, della 'via retta', cioè dei fini da perseguire per compiere
la volontà di Dio" (Roger Garaudy,
Concilium, 2/90, I diritti dell'uomo e l'islam,
Queriniana 1990, Brescia, pp.74.). Un noto scrittore
egiziano, Said El
Ashmaoui, ha scritto: "Dio ha creato l'islam come
religione; ma l'uomo ne ha fatto una politica con l'islamismo".
A conferma della profondità spirituale dell'islam possiamo citare un
hadith di Muhammad sull'amore di Dio: "Quando Dio
ama un servitore lo mette alla prova; se questo è paziente, lo mette da
parte; se pone in Dio il suo affetto, lo sceglie... e quando lo ama di un
amore totale, prende possesso di Lui, spogliandolo di tutto" .
5. Valori morali
L'esplosione tecnologica e la rapida diffusione delle comunicazioni
(trasporti, immagini, media audiovisivi via satelliti, autostrade
informatiche che collegano utenti di tutto il mondo in tempo reale), fanno
s„ che il nostro pianeta stia sempre più diventando un
"villaggio globale". Questa mondializzazione mette a contatto
popoli diversi, ciascuno con la sua ricchezza culturale e la sua visione
del mondo. Vi sono maggiori possibilità di incontro anche tra poveri e
ricchi, affamati e sazi: si acuisce e si esaspera così il senso
d'ingiustizia in chi è meno fortunato. Spesso qu
sta profonda sperequazione arriva a provocare grandi flussi migratori. La
totale promiscuità di popolazioni di cos„ diversa
estrazione esige la ricerca di valori umani comuni a tutti, per scongiurare
la ripresa dei nazionalismi e delle violenze che hanno purtroppo
caratterizzato la fine del Ventesimo secolo.
La civiltà occidentale, un tempo fortemente radicata nei valori cristiani,
sta scivolando verso l'individualismo. Ma anche i paesi arabi conoscono
pericolosi fenomeni sociali: prima di tutto il conflitto tra le classi più
abbienti, culturalmente più affini all'Occidente, da una parte, e le masse
scarsamente scolarizzate dall'altra che guardano all'Occidente cristiano
con sospetto e risentimento. E' un atteggiamento comprensibile se si dà uno
sguardo agli indicatori economici: il 20% della popolazione mondiale meno
abbiente dispone dello 0,5% della ricchezza mondiale. Ecco da dove nasce il
sentimento di frustrazione delle masse arabe musulmane, spesso
strumentalizzate politicamente. Una frustrazione, questa, presente anche
tra gli immigrati musulmani in Europa, specie in quelli che non sono
riusciti ad integrarsi.
Proprio a partire da questa palese ingiustizia bisogna che cristiani e
musulmani si impegnino per una soluzione più umana ai grandi problemi
dell'esistenza. "Nell'aiutare e liberare i deboli e gli o ressi, nel
consolare ed educare gli orfani e gli handicappati, nel curare e confortare
i lebbrosi e malati di mente, si riconoscerà la loro fede dai suoi atti;
dallo zelo di cui daranno prova dimostrando comprensione verso gli
emarginati, affetto per le persone anziane e compassione per i moribondi,
si vedrà fino a dove giunge il loro amore per l'uomo.. Testimoniando agli
atei che ogni uomo è un cammino verso Dio, i credenti potranno suggerire
loro, nel modo migliore, che l'uomo è icona di Dio e s prema espressione di
tutta la creazione visibile, per la gloria stessa di Colui che l'ha
creato". (Maurice Borrmans, Orientamenti per
un dialogo tra cristiani e musulmani , Pontificia Università
Urbaniana, Roma 1988, pag. 129-130)
6. Il bacino mediterraneo
Il bacino mediterraneo ha un passato glorioso: da sempre zona di incontro e
confronto, è stato per millenni il centro del mondo. La scoperta
dell'America e lo spostamento degli scambi verso il Nuovo Mondo e di là
verso il Pacifico, ha dirottato l'attenzione dal Mediterraneo. Comunque le
ricchezze naturali del Vicino Oriente hanno conservato al Mediterraneo la
sua importanza strategica, e le traversie politiche di questa regione hanno
sempre influenzato il mondo intero.
Ora il divario fra le rive Nord e Sud del bacino si sta ampliando.
Confrontando alcuni dati riportati in un articolo dello storico Paul Balta,
(Le Monde Diplomatique, ottobre 1994) possiamo
cogliere le dimensioni del problema. Il volume degli scambi commerciali di
Francia, Italia e Nord del Mediterraneo del 15% rispetto al totale degli
scambi mondiali, contro appena il 3% dei 15 paesi del Sud. Il 70% circa
degli scambi dell'Unione del Maghreb avviene con
la Unione Europea, costituendo per‚ soltanto il
4% del volume commerciale della comunità. Il prodotto interno lordo per
abitante (Pil) di 600 dollari in Egitto, 20.000 dollari in Francia. Il
Mediterraneo ha accolto nel 1990 un terzo del turismo mondiale con 147
milioni di turisti, ma l'80% del flusso si è concentrato in Italia,
Francia, Spagna e Grecia. Il divario economico si ripercuote in campo
culturale: gli stati del bacino del Mediterraneo pubblicano un quarto dei
libri del mondo (125.000 titoli ogni anno), ma l'85% delle novità
editoriali sono concentrate nei quattro paesi del Nord.
In assenza di una seria ricerca scientifica, il Sud dipende
tecnologicamente n gran parte dall'Occidente; la fuga dei cervelli dalla
sola Unione del Maghreb ammonta a 10.000 unità
ogni anno. Di fronte al divario demografico crescente tra il Nord del
Mediterraneo, in maggioranza cristiano, e il Sud a maggioranza musulmano,
un aggravio dello squilibrio economico e sociale potrebbe creare seri
problemi per l'Unione Europea, con esodi massicci verso la sponda
"ricca" del Mediterraneo.
7. Stati occidentali e mondo arabo
Un rapporto di tipo nuovo fra mondo occidentale e mondo arabo non può non
passare attraverso un impegno per il rilancio economico, culturale e
sociale di paesi estremamente bisognosi di interscambi e tecnologie
occidentali. E' una prospettiva, questa, che deve essere perseguita da
parte dei governi occidentali. Va favorito insomma un autentico sviluppo
economico dei paesi del Sud del Mediterraneo, senza cedere alla tentazione di
creare bisogni artificiali ad esclusivo beneficio dei paesi ricchi. In
questo stesso ambito occorrerà far pressione sulle autorità dei paesi
occidentali affinché pretendano l'applicazione da parte dei paesi musulmani
delle risoluzioni dell'ONU per quel che riguarda i diritti umani, la
libertà di culto e di coscienza, l'uguaglianza fra i cittadini. Solo con un
intervento di questo tipo sarà possibile far capire la distinzione fra un
ordine socio-economico moderno ed una prospettiva religiosa, ponendo così fine
all'equivoco che porta ad identificare l'Occidente col Cristianesimo.
Aiutare i musulmani a comprendere la necessaria distinzione fra religione e
società, fra fede e civiltà, fra islam politico e fede musulmana, è oggi
più che mai necessario. Per questo occorre aiutare nel modo più appropriato
tutti quei movimenti che lottano per la democrazia e lo sviluppo economico.
In questo modo sarà possibile infatti mostrare che si possono vivere le
esigenze di una religiosità personale (ma anche comunitaria) in una società
in cui il pluralismo venga rispettato. E' vitale, in più, sostenere
concretamente coloro che lottano contro l'integralismo e contro ogni forma
di violenza, e incoraggiare le voci che reclamano l'applicazione della
sharia nel contesto odierno lontano del letteralismo apatico nelle
condizioni storiche del mondo arabo quale esso esisteva un millennio fa. E'
questa una premessa indispensabile per la costruzione nei paesi arabi di un
clima di mutuo rispetto fra i Credenti nel' Unico Dio senza alcuna discriminazione.
Conoscenza reciproca, testimonianza personale, rapporti fra gli stati: su
questi tre livelli si gioca la possibilità di un nuovo incontro fra le due
sponde del Mediterraneo.
Solo così cristiani , musulmani ed ebrei esploreranno le nuove frontiere
del dialogo, incamminandosi uniti nel XXI secolo.
Giuseppe
Samir Eid