Popoli -
09/1994
ONU - Conferenza sulla Popolazione, Cairo
Bollettino Parrocchiale
Un nostro parrocchiano, nato in Egitto da genitori di origine
siro-libanese, di fede cattolica e profondo
conoscitore del mondo arabo, ha partecipato, come osservatore per
conto di alcuni editori, alla recente “Conferenza Internazionale su
Popolazione e Sviluppo” svoltasi al Cairo. Ne ha riportato queste
interessanti impressioni che proponiamo all’attenzione dei nostri
lettori.
Il Cairo, Settembre 1994.
Impressioni di un Osservatore
L’ONU riconoscendo la crescente interdipendenza fra popolazione
mondiale, sviluppo e ambiente ha indetto una “Conferenza Inter
nazionale su Popolazione e Sviluppo” allo scopo di adottare adeguate
politiche macro /socioeconomiche per promuovere una crescita nel
contesto dei problemi relativi alla popolazione. In sostanza, per
tracciare le linee fondamentali al fine di contenere, nel mondo, la
crescita demografica dei prossimi 20 anni.
Sono intervenuti al Cairo tremilacinquecento delegati di 182 paesi,
cinquemila associati di millequattrocento organizzazioni non
governative (ONG) e tremilaottocento giornalisti, in tutto circa
quindicimila presenti includendo la parte logistica con altrettanto
militari impegnati per la sicurezza.
La Conferenza è stata l’occasione per verificare l’enorme differenza
di mentalità esistente tra paesi economicamente più
evoluti e il resto del mondo. I primi provengono da una lunga storia
di rivoluzioni socioeconomiche, demografiche e belliche e consumano il
75% delle risorse mondiali disponibili pur rappresentando solo il 20%
della popolazione mondiale..
Ai loro occhi il terzo mondo è colpevole di sviluppare risorse
economiche insufficienti per sostenere la propria crescita
demografica, e di causare, con ciò, una emigrazione senza freni verso
i paesi relativamente “ricchi”. La prima versione del documento
presentato ai delegati proponeva, in pratica, di ridurre il divario
fra i popoli con lo strumento della limitazione delle nascite,
utilizzando a tale fine, gran parte dei 30 mila miliardi come leva per
incentivare i popoli più poveri ad adeguarsi a questo intendimento..
Questi ultimi hanno riconfermato che applicheranno le decisioni della
Conferenza solo se compatibili con le loro tradizioni, cultura e
religioni.
In seno alla Conferenza, Il Vaticano, (al quale si sono uniti i paesi
dell’America Latina, dell’Africa e il blocco dei paesi islamici), è
stato il protagonista della difesa dei valori umani e della famiglia
in seno alla Conferenza; il Suo delegato ha esclamato “siamo giunti ad
un’Europa scristianizzata”. L’ambasciatore dell’Iran ed altri paesi
islamici hanno manifestato il proposito, per il futuro, di concertarsi
per adottare una politica comune e unitaria verso tutti i problemi che
toccano il genere umano, dichiarando che nel corano e la sharia (leggi
islamiche) si trovano le soluzioni ai problemi delle popolazioni.
Rimane da chiedersi: Cosa ci riserva il futuro? Sarà il blocco dei
paesi islamici a rappresentare il baluardo nella difesa della vita e
dei valori cristiani?
In occasione della Conferenza ho incontrato varie comunità cristiane
tra le quali ho trovato una grande e partecipe devozione in misura,
direi quasi, inversamente proporzionale al loro benessere economico.
Il popolo cristiano seguiva molto attentamente le funzioni religiose e
le prediche che collegavano il vangelo del giorno alla vita
quotidiana.
Ho incontrato anche numerosi esponenti islamici del mondo laico e
universitario che mi hanno accolto con grande cordialità, sinceramente
e unanimemente conviti a considerare l’amicizia e la fede in Dio quale
premessa indispensabile per tentare di risolvere i problemi fra gli
uomini. Il fondamentalismo, a parer loro, è il risultato della
miseria, dell’ignoranza e delle continue disillusioni subite dal
popolo islamico e originate dai vari regimi governativi che si sono
succeduti nel ventesimo secolo, senza dimenticare, poi, la grave
situazione palestinese che ha costantemente arroventato tutta la
regione.
Il popolo islamico cerca nel corano e nella religione la certezza per
il futuro e la risposta ai suoi problemi tuttora irrisolti. Sono,
inoltre, unanimi nel considerare con favore l’emigrazione dei giovani che
cercano in Occidente la soluzione ai loro problemi economici: vedono
questi giovani come valide pedine dell’espansione islamica perché,
attraverso la conclusione di matrimoni misti (con ragazze cristiane
che diventano musulmane) realizzano l’islamizzazione della famiglia
europea.
Giuseppe Samir Eid