Storia e
attualità, vogliono interrogare la responsabilità delle
istituzioni ma soprattutto sensibilizzare la coscienza dei
giovani.
La cresciuta disponibilità dei mezzi di trasporto e delle
comunicazioni ha facilitato l’emigrazione verso l’Europa di
giovani arabi da paesi governati da leggi che privilegiano i
cittadini musulmani rispetto agli aderenti ad altri credo
religioso creando dei pregiudizi mentali nei giovani che
approdano in Europa dove prevale l’uguaglianza di diritti e
la non discriminazione tra i cittadini. In questo momento
l’islam tiene con l’animo sospeso tutto il mondo, per i suoi
rapporti con l’occidente e il mondo cristiano, perché si può
realmente parlare di due diversi mondi, che s’incontrano, si
scontrano e si fondono . Il fenomeno delle emigrazioni dai
paesi musulmani verso i paesi europei accentuato in misura
sempre crescente in questi ultimi tempi, ha generato
problemi di convivenza, diverse culture modi di vita e di
costumi. La diffusa povertà, analfabetismo, crescita
demografica e guerre, spingono vaste giovani leve verso
l’Europa e l’Italia in particolare. Non va trascurato il
fatto che sono in maggioranza musulmani portando con sé un
insieme de tradizioni e di pratiche che, oltre ad essere
molto diversi dai nostri, costituiscono una sorta di
occhiali attraverso i quali vedono e giudicano le società
europee. In Italia questi immigrati vivono in una condizione
di inferiorità sia sul piano socio-economico che su quello
della comunicazione. Per questo motivo essi tendono a
chiudersi nella loro realtà, creando piccoli ghetti distinti
per provenienza, lingua, cultura, tribù, religione o
confraternita religiosa. L'islam, in particolare, con
moschee, centri culturali e di preghiere, è una realtà
sempre più presente, anche se per molti aspetti ancora poco
conosciuta. La gestione del processo dell'evoluzione e del
cambiamento non può essere lasciata all’improvvisazione dei
singoli o alla pura ricerca del ritorno economico.
Egiziano di nascita, da genitori di lontana origine
siro-libanese, cattolico, particolarmente attento ai
problemi del mondo arabo sono intenzionato a promuovere una
campagna di conoscenza reciproca in tutti gli ambiti per
creare le premesse di una accoglienza inclusiva e di una
pace tra i popoli rivieraschi. Socio fondatore del Centro
Ambrosiano di Dialogo per le Religioni di Milano voluto dal
Cardinale Martini e dello Europe Near East Centre, ho
trovato In Occidente un terreno propizio alla possibilità di
iniziare a colmare il fossato atavíco che divide uomini di
fede diversa ma credenti nello stesso Dio, l'unico Allah,
padre di tutti gli uomini. Io stesso italiano di adozione,
approdato a Milano ho riscontrato tolleranza e non
discriminazione.
Dopo aver dimostrato il mio interesse ad approfondire la
cultura del paese ospitante e voler integrarmi a i suoi usi
e costumi ho trovato uguaglianza di trattamento.
L’uguaglianza, diversamente della tolleranza, è il
significato positivo dell’accoglienza ricevuta a Milano e in
Italia in senso lato. Questo mi ha convinto a mettere la mia
esperienza di vita internazionale per ravvicinare i popoli
delle due rive del Mediterraneo: far conoscere l’altro, la
sua realtà storica, sociologica, culturale, religiosa,
comporta certamente dei disagi a diversi livelli ma può
portare a un reciproco arricchimento; è uno degli aspetti
fondamentali per la realizzazione di una convivenza pacifica
e per una buona gestione del fenomeno dell'immigrazione.
Come cristiano d'Oriente, non posso non mettere un accento
particolare sulla realtà della minoranza cristiana nei paesi
arabi, presente anche fra gli immigrati in Italia. La scelta
di parlare di questa minoranza, dimenticata e sopravvissuta
a secoli di predominio musulmano, nasce dalla convinzione
che questa comunità può giocare un ruolo importante nello
sviluppo di un nuovo rapporto fra le diverse identità
religiose e culturali presenti nel Medio Oriente e oggi
anche in Europa. No va trascurato che i problemi creati
dall'immigrazione nel nostro paese vanno risolti cercando
soluzioni parallele anche nei paesi di provenienza degli
immigrati. Perciò la testimonianza qui presentata si propone
di offrire indicazioni concrete su questi temi. Attraverso
l'impegno comune di cristiani e musulmani in Occidente si
può stabilire uno scambio reciproco che favorisca la mutua
conoscenza e insegni a convivere con chi è diverso per
mentalità, fede, tradizioni, arrivando ad accettare le
differenze come arricchimento per tutti, ospitanti e
ospitati, sia di esempio per gli stati a maggioranza
musulmana. Tali rapporti di convivenza e di comprensione
possono essere trasferiti e attuati nei paesi arabi, da quei
musulmani che decidono di ritornare e da contemplare negli
accordi bilaterali tra Stati: la promozione dei valori di
libertà civile e religiosa per tutti nei loro paesi senza
discriminazione alcuna allo scopo di creare una cultura di
uguaglianza di diritti e di condivisione dei doveri tra
tutti i cittadini senza esclusioni. Colmare il fossato che
ancora oggi separa culturalmente il mondo islamico da quello
occidentale a partire dall'esperienza degli arabi cristiani:
questo in sintesi l'obiettivo racchiuso nelle pagine di
queste riflessioni, nella speranza che le differenze si
trasformino, finalmente, da occasioni di discriminazione in
strumenti di reciproco arricchimento.
Giuseppe Samir
Eid